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Indio Black, sai che ti dico: sei un gran figlio di...

Regia di Gianfranco Parolini vedi scheda film

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La recensione su Indio Black, sai che ti dico: sei un gran figlio di...

di scapigliato
8 stelle

Non trovo troppo parodistici i western di Parolini, credo piuttosto che abbia trovato una terza via per lo Spaghetti-W, dopo quella leoniana e corbucciana, riconoscibilissima anche ad occhio nudo, e che porta la firma evidente del regista. Cascatori, esplosioni, invenzioni bizzarre, iperrealismo, caratterizzazioni esasperate, taglio fumettistico, e soprattutto i virtuosi movimenti della macchina da presa che a mio parere anticiperanno più loro che altri il pulp di Tarantino oggi. Per certi aspetti estetici (colori, cromature, esasperazione di violenza e sesso, irriverenza, ecc...) anch'io credo che "La Bestia Uccide a Sangue Freddo" sia un inconsapevole manifesto del pop-cinema che si fa pulp, per stessa ammissione di Tarantino che ama Di Leo. Ma credo che per altri aspetti (movimenti di macchina, iperrealismo, caratterizzazione di personaggi, i luoghi e gli ambienti, i dialoghi e il taglio), sia proprio il corpus filmico di Parolini a gettare le basi per un cinema fatto con una certa attenzione al diverso, all'imprevedibile e improbabile, insomma al fumettistico.
Qui la sceneggiatura è talmente articolata da incasinarsi, ma il film ne esce a testa alta proprio per le qualità del regista che sa dirigere gli attori in funzione dei loro personaggi, e questi personaggi sa come muoverli in luoghi e ambienti lontani anni luce dal vecchio western americano e dal mitico ed epico western di Leone.
La trama può essere giusto sintetizzata come il tentativo di un gruppo di desperados capeggiati dal duro Indio Black, che vuole rubare dell'oro agli austriaci del capitano Skimmmel, il riuscitissimo villain interpretato da Gerard Herter. Sullo scenario la rivoluzione messicana con messicani rivoltosi e austriaci spietati. Il film riesce bene anche in questa atipica opposizione: messicani brutti e sporchi come li abbiamo sempre amati, mentre gli austriaci (con cui noi stessi italiani abbiamo vecchie remore...) sono invece eleganti o in divisa. E fa quasi strano vedere dei messicani sparare a degli impettiti gentlemen in giacca e cravattino con tanto di bombetta o cilindro! Ma le bizzarrie di Parolini non si fermano qui: armi stravaganti, costumi ricercati e studiati nei minimi dettagli, locations bellissime come la natura dell'Almeria vuole, ma integrate con luoghi e situazioni anomali che fanno appunto grande il cinema di Parolini. In più, gioco forza, è il riuscitissimo cast. Non solo un volto popolare ed efficace come quello di Yul Brinner fa da traino al film, ma anche il sadico villain di Herter (che s'appassiona al "tiro al messicano" come Fajardo in "Django"), il cattivo Bruno Corazzari, il sempre presente Gianni Rizzo, ma anche Federico Boido qui in un piccolissimo ruolo da cattivo che ci fa sempre piacere. Ma vi troviamo anche Giovanni Cianfriglia, accreditato in un ruolo veloce come Ken Wood, e Franco Fantasia. Dalla parte dei buoni abbiamo quel Pedro Sanchez che è in realtà l'italianissimo Ignazio Spalla da Siena, e che ha riempito molti film western nostrani nei tipici ruoli che andavano spesso a Roberto Camardiel, o a Mario Brega, o comunque, dopo Eli Wallach, a tutti i "brutti" della storia. C'è l'americano e belloccio Dean Read, qui in versione canagliesca, e il nostro Sal Borgese che se anche muto, da vità ad un personaggio supercaratterizzato, soprattutto per quelle tre palle di ferro che si diverte a lanciare con una arma applicata alle scarpe, chiaramente inventata dal regista stesso.
Tutta questa accozzaglia di stili, situazioni, registri, personaggi e dialoghi esasperati fa di "Indio Black", non una parodia, ma un film con un preciso intento stilistico. A conferma di questo il voluto taglio fumettistico, che si vede benissimo gettare personaggi e quant'altro in una cornice spettacolare e iperreale che è un gustoso spettacolo per lo spettatore. La trama, come al solito, è fortunatamente lasciata in terzo piano.

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