Regia di Francesco Maselli vedi scheda film
Dal capolavoro giovanile di Alberto Moravia, Francesco Maselli ha tratto un film non del tutto convincente, timido e manco troppo ambizioso. Eppure la trama del grandioso romanzo moraviano offriva più di una traccia per disegnare un ritratto pungente e maggiormente profondo. Sarà che quella della famiglia Ardengo è anche una storia di silenzi, introspezioni, autoanalisi che, se conservate fedelmente tutte, avrebbero creato un alone di pesantezza e lentezza intorno al film.
Ma l’illustrazione del fallimento, dell’intrigo di relazioni e corna e delle contraddizioni della borghesia romana dei primi decenni del Novecento è solo elegante, decorativa e Maselli sembra aver accantonato, per una volta, le sue brame di impietoso raccontatore del malessere nostrano e delle sciagure intellettuali che l’affliggono. Probabilmente l’autore s’identifica di più con l’insoddisfatto Michele, il più indifferente di tutti, ma tuttavia conserva quella specifica caratteristica che Moravia aveva assunto nel raccontare i tanti vizi e le poche virtù dei cinque protagonisti principali, elevandosi a narratore onnisciente e onnipresente.
Il cast è insolitamente “all-stars” e non v’è nemmanco un italiano nel cast fondamentale: si va dalla Tunisia di Claudia Cardinale (l’inappagata Carla, neo amante di Leo), passando per i tre americani Rod Steiger (lo spregevole speculatore Leo Merumeci), Paulette Goddard (la ferrea madre Mariagrazia, amante trascurata di Leo) e Shelley Winters (l’illusa Lisa, amica di Mariagrazia, già amante di Merumeci e aspirante allo stesso ruolo nel cuore di Michele), fino alla Cuba di Tomas Milian (l’indifferentissimo Michele, nemico giurato di Leo, figlio di Mariagrazia, fratello di Carla e probabile amante di Lisa). Nonostante la splendida fotografia del magico Gianni Di Venanzo, Gli indifferenti resta un’occasione mancata, un po’ sprecata.
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