Regia di Tom Tykwer vedi scheda film
Da un romanzo di “culto” probabilmente sopravvalutato, un film di difficilissimo adattamento e di delicatissima trasposizione in immagini. Ammesso e non concesso che la carta stampata possa suscitare sensazioni olfattive (l’elemento chiave della storia fantastica di Jean-Baptiste Grenouille, profumiere omicida nella Francia del ‘700, guidato dalla sua passione ossessiva alla distillazione di un’essenza “impossibile”, quella dell’amore), resta da vedere se, in questo senso, le immagini siano o no più evocative. In teoria, dovrebbero esserlo; in pratica, no, almeno non in questo caso. Perché Profumo, diretto dal tedesco Tom Tykwer, a tratti, con le rincorse frenetiche di Lola corre, se nella prima parte ci martella con un’insopprimibile voce fuori campo (indice, nel 90% dei casi, di insicurezza rispetto all’efficacia narrativa delle immagini), nella seconda quando decide di sopprimerla, devia su un “effetto cartolina” più che profumato, stucchevole. Per non parlare della colonna musicale, onnipresente e leziosa, e dell’improbabilità delle scene di massa (nel finale), dove le comparse paiono centinaia nei piani ravvicinati e si rivelano poche decine nei campi lunghi. E questo, nell’era della moltiplicazione digitale, non è accettabile (Vorrei ricordare che Mr. Fleming, nel 1939, aveva avuto l’accortezza di piazzare nella stazione di Atlanta dei pupazzi).
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