Regia di Tom Tykwer vedi scheda film
Sottovalutatissimo prodotto dotato di una grande impronta malinconico/poetica che può tuttavia risultare stucchevole a più palati.
In primis Tykwer sfoggia una confezione super patinata con una fotografia artificiosa (ma comunque bella) e con un grande festival di costumi storici.
Il film, infatti, è una via di mezzo tra un prodotto drammatico e un thriller storico di impronta hollywodiana (almeno dal punto di vista prettamente visivo).
In seconda battuta, i puritani potrebbero rimanere sconvolti dal fatto che il serial killer qua passa da mostro a vero e proprio angelo (bellissima e coraggiosissima, visto il format, la sequenza in cui questo avviene questo mutamento improvviso con una vera e propria orgia collettiva di un popolo inebriato in una piazza dall'aroma dell'ultimo profumo del killer). Soluzione senz'altro coraggiosa e bizzarra. Da notare anche l'atteggiamento del protagonista che pare essere una sorta di prestigiatore che tiene sotto scacco un pubblico che pochi minuti prima lo voleva linciare.
A ogni buon conto non si può contestare l'originalità del soggetto e una poetica che trasuda per lunghi minuti in tutto il corso dell'opera.
Molto bella la prima parte, quella in cui il protagonista da sfoggio del proprio talento nel creare profumi e sbalordire professionisti molto più esperti di lui (bravissimo Dustin Hoffman, vero valore aggiunto). Si cade poi nel convenzionale nella parte centrale, quella della catena degli omicidi con agguati e uccisioni (quasi sempre fuori campo). Peraltro questa parte è preceduta da una serie di sequenze che rallentano molto il film e che si sarebbero potute tranquillamente tagliare; parlo di tutte quelle in cui il giovane rimane a sognare all'interno della grotta priva di odori che lo separa dalla sua destinazione finale.
Epilogo in crescendo con picchi poetici che spingono molto in alto la valutazione del sottoscritto.
La sceneggiatura è buona, specie la caratterizzazione del protagonista (peraltro interpretato in modo perfetto) rappresentato come un giovane di grosso talento (direi una sorta di genio nel suo campo), ossessionato dai profumi e disposto a tutto (fino ad ammazzare con assoluta freddezza donne e animali) pur di realizzare l'aroma perfetta avvertita nel sapore di una donna. Il ragazzo, infatti, crede che nel profumo risieda il segreto dell'anima e la chiave per ottenere la pace. Avrà ragione, ma la scoperta non lo renderà felice perché, nonostante ogni sforzo (soprattutto nei sogni), scoprirà di essere incapace di amare e per questo stanco di vivere. Epilogo da horror, mi ha fatto venire un po' in mente Il Profumo della Signora in Nero (1974) del nostro Barilli.
Dunque un film fondamentalmente molto triste, che sfrutta il tema della solitudine e dell'abbandono da cui derivano condotte devianti, ma trattato in modo originale rispetto a un qualunque altro film.
La regia ha un piacevole taglio europeo continenale, anche se non disdegna alcune soluzioni modaiole (vedi i movimenti rapidi della mdp a simulare la velocità dell'olfatto del protagonista nel ricostruire avvenimenti lontani). Grande quantità di dolly, carrellate e primissimi piani. Niente male, davvero.
Si segnala anche una mezza citazione a Shining (sequenza in mezzo al labirinto di siepi).
Ottimo prodotto. Di sicuro, per la sua particolarità, non si scorda e questo vuol già dire molto sulla bontà del lavoro di Tykwer. Voto: 8
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