Regia di Jonathan Dayton, Valerie Faris vedi scheda film
Ogni giorno, aiutata dal nonno, Olive Hoover si allena per poter presentare un'esibizione al concorso "Piccola Miss California"; per poter dare soddisfazione alla bambina, i suoi familiari si mettono in viaggio insieme a lei a bordo del loro furgoncino Volkswagen da Albuquerque alla volta della località dove si svolge la competizione. La famiglia Hoover è composta da personaggi eclettici, tutti, per un motivo o per l'altro, "perdenti". Durante il travagliato viaggio, diventano o scoprono di essere ancora più "perdenti" di come appaiano all'inizio; imparano, però, ad accettarsi per le persone che sono, in quei bene e male naturalmente connessi alle singole individualità, prendendo coscienza del loro ... non essere da soli. Toni ed alcune situazioni sono tipici di una commedia, ma non mancano sequenze drammatiche; gli argomenti trattati dal film dei registi Jonathan Dayton e Valerie Faris non sono certamente di poco conto. L'opera esprime una critica contro quelle istanze della società - statunitense ma non solo - che esaltano la perfezione, la tensione verso la quale, è in grado di avvelenare la vita delle persone, rendendole incapaci di accettare i propri ed altrui limiti; rendendole, altresì, ansiose di primeggiare, anche se poi ciò si riduce alle apparenze; in sintesi, generando infelicità. Non esiste un vero e proprio protagonista, "Little Miss Sunshine" è un film corale. Ognuno dei personaggi è stato letteralmente preso a bastonate dalla vita. Richard Hoover, il papà di Olive, vive realizzando corsi motivazionali ed ha scritto un libro sull'argomento; durante il viaggio apprende che la sua opera non sarà pubblicata, e, del resto, anche le sue conferenze non avevano seguito. Tenta di applicare le sue teorie su di sè e la sua famiglia, evidentemente con scarso successo. La mamma, Sheryl, fa il possibile per favorire la coesione familiare, ed è disponibile verso tutti, confidando nel successo di Richard, rimanendo però gravemente delusa. Il fratello, Dwaine, adolescente introverso e scontroso, ha fatto voto di silenzio fino alla sua ammissione all'accademia aereonautica, che non potrà mai avvenire poichè scopre di essere daltonico. lo zio Frank, omosessuale, docente universitario e profondo conoscitore dello scrittore Proust, è sopravvissuto ad un tentativo di suicidio innescato da una delusione sentimentale ed un brusco stop alla sua carriera. Il nonno Edwin è un arzillo vecchietto, godereccio e tossicomane; un po' per l'età, un po' perchè ha "capito il gioco", agisce e parla senza timore d'infrangere convenzioni. Nutre un particolare affetto per la nipotina, alla quale insegna ad esibirsi gradevolmente ... secondo i propri parametri. Olive, una bambina paffutella ed occhialuta, s'appresta, infervorandosi nella competizione, a seguire l'esempio dei familiari. Essi stessi, dopo la sequenza di esperienze drammaticamente formative, vissuta una dietro l'altra e trovandosi immersi nell'atmosfera dei locali del concorso - un qualcosa di veramente pacchiano e triste; vediamo bambine acconciate in modo innaturale ridotte a feticcio della competitività genitoriale - vorrebbero, infine, evitare che Olive si esibisse, temendo per lei una dura delusione. Ma la bambina insiste e, in tutta la sua innocenza, si esprime in un ballo che buona parte di pubblico e giuria valutanto come provocante. L'epilogo vede la famiglia Hoover essere allontanata dalla località e bandita da futuri concorsi analoghi nella zona; ma i personaggi non se ne dispiacciono di certo, avendo trovato molto di meglio. Tra le varie interpretazioni, spicca quella della giovanissima Abigail Brezlin nel ruolo di Olive. Un buon film on-the-road, intrattiene e spinge alla riflessione, in virtù delle fondate critiche espresse contro la moderna "cultura" del primeggiare e dell'apparire.
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