Regia di Jonathan Dayton, Valerie Faris vedi scheda film
Un vero capolavoro, per conto mio. Fa vedere come penoso il mondo di coloro che sono vincenti agli occhi del mondo (il cui spettacolo alla gara delle piccole miss, che sono cagnoline ammaestrate seppure così apprezzabili agli occhi dei più, è a dir poco squallido), e fa vedere come autenticamente degno di stima è il mondo di coloro che sono perdenti agli occhi del mondo, purché si impegnino a cercare di volere bene a sé stessi e ai propri cari. Questi ultimi hanno migliaia di problemi personali, e quindi poi familiari e di relazione sociale; eppure non si vergognano, perché sanno che il giudizio della moltitudine è formulato da persone che hanno valori ben peggiori dei propri, e pessimi in generale. E non solo non si vergognano, ma anche trovano il modo di risollevarsi proprio e solo tramite l’affetto che circola fra di loro, corroborato da un’intelligenza adeguata e, in vari casi, da una ricerca intellettuale autentica, che li pone al di fuori, e soprattutto al di sopra, degli schemi imposti dal capitalismo. I particolari di rilievo sono tantissimi, spesso divertenti, spesso serissimi, per cui è un film che va visto assolutamente; basti dire che la volontà di vedere felici sé stessi e i propri cari, al di là di tutte le apparenti e tremende smentite, è la molla che li rende felici, pur nel travaglio delle esperienze, molla che fa loro tirare fuori le migliori energie morali, intellettuali e culturali: in una parola, le migliori energie umane.
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