Regia di Jonathan Dayton, Valerie Faris vedi scheda film
Olive è una bimba che vuole partecipare al concorso di miss California e, benché la spesa non sia indifferente, verrà accompagnata nel viaggio da tutta la famiglia, tra cui il nonno che sniffa d'abitudine eroina e lo zio omosessuale che ha appena tentato il suicidio.
Little Miss Sunshine - premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale - è una di quelle (non frequenti) commedie che riesce a unire comicità e intelligenza, nella scorza di un umorismo giustamente calibrato, che non sprofonda mai in trivialità. Ma la morale alla base della storia, qui, è la cosa che conta di più: il film - per stessa ammissione dello sceneggiatore - sbeffeggia una affermazione di Arnold Schwarzenegger, il quale affermò di disprezzare i perdenti. Il pulmino giallo che si avvia dietro spinta manuale è, infatti, pieno di classici "perdenti", dal capo-famiglia che tiene corsi per avere successo ma si trova senza un soldo, fino alla bambina che sta per partecipare a un concorso pieno di coetanee perfettine e irraggiungibili. Ma proprio perché vittoria e sconfitta sono concetti soggettivi (vedi il discorso su Proust, genio che in vita non ne azzeccò una), l'importante è il percorso, il tentativo di combinare qualcosa; senza mai dimenticarsi che quando si viaggia in basso si può scoprire - conservando una buona dose di ironia - la propria umanità.
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