Regia di Jonathan Dayton, Valerie Faris vedi scheda film
Situazione sociale estrema (fratello quasi suicida, figlio difficile, marito assente, suocero eroinomane, figlia aspirante velina), questa la realtà che ruota attorno alla matriarca Sheryl (interpretata da Toni Colette). Una famiglia allo sbando, che conferisce in medias res una sensazione pesante, complicata, quasi sgradevole alla visione. Eppure Little Miss Sunshine si rivelerà col passare dei minuti una commedia non solo brillante ed originale, ma tutt’altro che sgradevole. Merito di un cast decisamente grandioso, con in particolare Steve Carel che si dimostra attore completo (bravissimo anche in un ruolo drammatico come questo) e l’eccezionale Alan Arkin, nel ruolo di un nonno nostalgico e ribelle. Un road movie che cambia registro dunque, virando verso un finale scontato ma che ha il pregio di non scadere nel moralismo o nella banalità della risoluzione.
Il viaggio dal New Mexico alla California per il concorso di bellezza da cui il titolo, è una sorta di pretesto per riunire gli Hoover e farli diventare una famiglia vera.
La sceneggiatura ha grandissima originalità ed oltre a delineare benissimo i personaggi, sviluppa soprattutto un ritmo costante. Le tragicomiche vicende della famiglia Hoover sono l’emblema di un cinema che quando vuole sa innovarsi e proporre soluzioni atipiche, che sono valse alla pellicola un apprezzamento di pubblico e critica, oltre a due statuette (per Arkin come attore non protagonista e per la scrittura di Michael Arndt). Piccolo gioiello da custodire con gelosia nella propria videoteca ideale.
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