Regia di Jonathan Dayton, Valerie Faris vedi scheda film
Un marito, una moglie, il padre (allegramente tossicomane) di lui, il fratello (gay e reduce da un tentato suicidio) di lei, i loro due figlioletti: sei sfigati on the road, ognuno con le sue ordinarie frustrazioni e un suo piccolo miraggio di rivincita sulle sconfitte della vita. Il film, riconosciamolo, è prevedibile ed edulcorato nella scelta dell’obiettivo polemico (la volgarità dei concorsi di bellezza per piccoli mostri) e nell’adozione di un politicamente scorretto che non mina il moralismo di fondo (una famiglia, anche se scombinata, è sempre meglio che niente). Però ci si diverte e ci si appassiona alle avventure tragicomiche del sestetto, e il finale (a sorpresa, almeno per me) lascia aperto uno spiraglio all’unica speranza onestamente possibile: nella vita, prima o poi, chiunque può trovare il suo personale momento di gloria. Il vecchio e i ragazzini sono leggermente manierati nei loro tic, ma gli adulti Greg Kinnear e Toni Collette (bravissimi e sottostimati) sanno disegnare in modo sensibile la loro stravolta normalità. Uno di quei film a cui non dispiace dare un voto superiore ai suoi effettivi meriti.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta