Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Temple Of Doom è una pietra miliare dell'action avventuroso.
Non si capisce perchè sia meno apprezzato degli altri: Temple Of Doom è una pietra miliare dell'action avventuroso, prendendo il meglio del primo Indiana e amplificandolo. E' il 1984, siamo in un periodo di grande rinascita del cinema e, come dice Fernaldo Di Giammatteo, lo spettacolo diventa il trash, lo splatter, nonchè la perdita totale di identità narrativa a favore della scelta estetica più ficcante. Deregulation o nuove frontiere? Il tempo ce lo dirà, ma non si può dire che questa pellicola non renda omaggio al cinema del passato, dai significativi primi piani, i carrelli e il POV di Kurosawa, ai campi, fastosi in Lawrence d'Arabia e acrobatici in Chaplin, le vertigini di Hitchcock nelle scenografie di Narciso Nero, e infine le panoramiche a schiaffo e l'immarcescibile spettacolo di John Ford. Le citazioni di Spielberg sono tantissime, ma non si perdono nell'inconcludenza: lo stile, continuamente contrappuntato, non dà un attimo di tregua e rivederlo oggi significa comunque spararsi 1h e 45 minuti di apnea. Bellissimi i personaggi esotici (il capotribù indiano) ed esoterici (il sacerdote della dea Kalì), interessanti le derive horror (l'espianto cardiaco, l'uomo nella pressa, il banchetto grottesco alla corte del marajà, lo spiedo improvvisato col sicario orientale). Al limite si potrebbe dire che Spielberg eccede nel ritmo, ma è sempre un piacere vederlo, e gli eccessi sono ben accetti.
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