Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Nell'intervallo retrospettivamente breve intercorso tra I predatori dell'arca perduta (1981) e Indiana Jones e il tempio maledetto (1984) c'è stata la vittoria definitiva di Spielberg. Non saprei dire se la causa sia da ricercare nel successo interplanetario di E.T. (1982) o negli incassi siderali che ciascun film targato S.S. andava raccogliendo in ogni angolo della Terra, ma sta di fatto che in questo periodo di tre - quattro anni è cambiato, nei confronti del regista americano, anche l'atteggiamento della critica. Perché all'approccio di sufficienza e di quasi disprezzo che aveva accompagnato I predatori dell'arca perduta si sono nel frattempo sostituite la stima e l'ammirazione, che hanno accolto l'uscita di questo Indiana Jones e il tempio maledetto.
Se nel primo caso si era parlato generalmente di baracconata (Kezich descriveva il film come il «trionfo di una tecnologia alla 007, con spreco di capitomboli da circo ed effetti ultraspeciali» e come «un giocattolo gigante dove l'abilità ha il meglio sull'ispirazione e il divertimento è tanto programmato da suscitare una punta di noia»; Grazzini sosteneva che «il George Lucas di Guerre stellari [...] e lo Steven Spielberg di Incontri ravvicinati hanno combinato una ragazzata che la vecchia Europa, se avesse sale in zucca, dovrebbe riportare alle giuste dimensioni di un film d'avventure al quale non sono da fare tanti salemelecchi...» e come modello letterario si era arrivati al massimo a Sussi e Biribissi, con il secondo episodio della saga jonesiana si arriva ormai a scomodare il fanciullino pascoliano ed Emilio Salgari. Il che sarebbe anche accettabile, se non fosse che il primo capitolo è un film assai più compatto e congruente rispetto a Indiana Jones e il tempio maledetto. Il quale resta pur sempre una baracconata, ma fatta quasi esclusivamente per continuare a sfruttare il marchio creato con il primo film della serie e con qualche incongruenza che soltanto una sesquipedale sospensione dell'incredulità può far passare sotto silenzio: per esempio, chi cavolo è Shorty e da dove deriva la sua grande familiarità con Indiana? Se lo chiede, senza sapersi dare una risposta, Franco La Polla nel Castoro su Spielberg, dove afferma e ribadisce (ed io con lui) che Indiana Jones e il tempio maledetto è un film debole.
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