Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Secondo episodio della (per ora) tetralogia cinematografica dedicata a Indiana Jones, in realtà si tratta di un prequel del capostipite, I Predatori dell'Arca Perduta (1981), essendo ambientato circa un anno prima. Se il protagonista rimane immutato, un Harrison Ford mai così in parte come nei panni di questo personaggio, cambiano invece i comprimari. Persino il tono è diverso, dalla comicità più spinta, soprattutto per l'introduzione di una Wilhelmina "Willie" Scott (Kate Capshaw) del tutto diversa da Marion Ravenwood. Temo si siano intensificate pure le inverosimiglianze. In ogni caso l'intrattenimento non mancherà, nell'alternanza fra scene burlesche e avventurose, che domineranno almeno inizialmente, ma che via via cederanno spazio pure a tematiche più impegnate, sequenze drammatiche e a tratti persino horror. Personalmente non l'ho mai trovato così brutto come certi lascerebbero intendere, anzi. Gli si conceda dunque una possibilità, per un più saggio giudizio derivante da una fruizione in prima persona.
Seguirono Indiana Jones e l'Ultima Crociata (1989) e Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo (2008).
Nel 1935 l'archeologo Indiana Jones recupera per un potente di Shangai un prezioso cimelio. Ma le cose non vanno per il meglio e Indiana è costretto a fuggire su di un piccolo aereo insieme ad una cantante di cabaret e ad un ragazzino cinese che gli fa da guida. Abbandonato dai piloti, l'aereo precipita sulle montagne tibetane ai confini con l'India.
John Williams si è sempre dimostrato una garanzia in tal senso e, come la prima volta, le musiche sono di nuovo eccellenti. Il tema principale, poi, è divenuto talmente celebre da entrare nella "storia".
Alla fine ci si affeziona anche ai difetti...
Sempre infallibile. Nessuno è in grado di competere con lui nel genere avventuroso.
L'ineguagliabile Indiana Jones.
La svampita Wilhelmina "Willie" Scott.
Il piccolo Short Round.
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