Regia di David W. Griffith, Billy Bitzer vedi scheda film
L'esordio cinematografico di Griffith, appena assunto dalla Biograph, e l'inizio del suo sodalizio creativo con lo sceneggiatore Stanner E.V. Taylor e l'operatore G.W. "Billy" Bitzer (che qui collabora alla regia, mentre la fotografia è affidata a Arthur Marvin): la cura nella composizione delle inquadrature, l'uso narrativo del montaggio, la recitazione degli attori finalmente alleggerita dalle vezzosità del teatro filmato, la plasticità dei giochi di luci ed ombre, in nuce già c'è tutto il suo cinema, anche se l'imprescindibilità storica dell'opera sopravanza indubbiamente la sua effettiva rilevanza artistica, sia per la convenzionalità della trama (un idilliaco quadretto americano, formato da madre, padre e figlioletta a passeggio nei campi, sconvolto da una coppia di zingari, che rapiscono la bambina), sia per l'assenza di quel pathos drammaturgico che Griffith imparerà presto a governare con una sapienza ed una maestria di spettacolare efficacia e straordinaria influenza.
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