Regia di Maxwell Shane vedi scheda film
Difficile decidere se sia migliore questa prima versione del film, o la seconda che il regista girò circa dieci anni dopo (Giorni di Dubbio). Forse qui manca il grande Edward G. Robinson, ma gli attori sono bravi anche in questo caso, e pure tutto il resto funziona molto bene: la regia è precisa e asciutta, il clima è da noir, la tensione non cade mai, e i pochi effetti speciali sono indovinati. L'atmosfera da incubo, poi, è ben costruita. Se posso fare un appunto che è proprio una quisquiglia, la casa del delitto, con la sua minacciosa scala che porta al primo piano, era meglio ricostruita nella versione successiva della pellicola.
Al di là di questi paragoni, è un gran piccolo film che riflette essenzialmente sul tema della responsabilità individuale e della colpa. Esso sostiene l'idea, che condivido, secondo la quale esse sono direttamente connesse con il grado di coscienza e di consapevolezza dell'individuo, e scompaiono quando queste mancano. Il protagonista dice infatti ad un certo punto "Ho un corpo di assassino e una coscienza di uomo innocente". Questo soggetto, e la questione della colpa, dovevano interessare molto il regista per indurlo a girare lo stesso film due volte. Non fu però fatica sprecata, perché in entrambi i casi riuscì a fare centro. Certo che dovrebbe essere molto angosciante ritrovarsi un mattino nella situazione in cui viene si trova catapultato il personaggio principale: avere un incubo in cui si commette un omicidio e, svegliatici, trovare attorno a noi inquietanti indizi che solo un sogno non era.
E' uno di quei film che è un vero peccato che siano caduti nel dimenticatoio, che ci rinfrescano la memoria su cosa sapeva e potrebbe ancora fare il cinema.
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