Regia di Rudolph Maté vedi scheda film
E' un piccolo film semisconosciuto, pare mai visto in TV, ma decisamente da riscoprire. Anche la trama è originale e interssante. Non è marginale precisare che la sceneggiatura originaria è di Billy Wilder, che scrisse per Robert Siodmak nel 1931 (L'uomo che cerca il suo assassino). Questo film ne è un ottimo rifacimento. Ebbene, è un film veloce e molto teso, in crescendo fino alla fine. La prima parte, comunque, sebbene rilassata e non drammatica, è una pertinente introduzione al dramma che si sviluppa dopo. Si vede il protagonista scontento della sua fidanzata, annoiato e frivolo, che ha voglia di farsi un viaggio in un'altra città per "divertirsi" senza la sua ragazza. E' il tipico uomo non libero che, lontano da casa, si comporta da molto libero. Cerca feste e locali rumorosi, si volta verso tutte le belle donne che passano, se le mangia con gli occhi, ci prova, ha voglia di strafare in piena libertà. Sono proprio queste sue euforia ed ebbrezza (dovuta anche al molto bere) che lo portano a cacciarsi in un terribile guaio. Quando sarebbe ancora in tempo gli viene offerta una possibilità di salvarsi (la telefonata in ufficio), ma lui ha troppa voglia di divertirsi e non vuole pensare ad altro... Con queste premesse ho visto più di qualcuno mettersi nelle situazioni peggiori, e trovo molto buona l'idea di rappresentare nel film questa situazione. Come in molti noir, il protagonista precipita nell'abisso per sua precisa responsabilità, anche perché ha ignorato gli avvertimenti. Detto questo, è un film che tiene lo spettatore sulle spine e lo fa partecipare all'angoscia del protagonista. Si vedono molti personaggi collaterali che sono ben rappresentati con pochi tratti. Il torbido e losco affare, intricato e insidioso, che emerge a poco a poco, fa vedere quali tragedie inneschino la sete di denaro, la disonestà e l'inganno. E' un tema abbastanza frequente nel cinema noir. Trovo anche interessante il fatto che il protagonsita, a causa del terrore e degli strapazzi a cui è sottoposto, si purifica e vede finalmente chiaro dentro e fuori di sé. La voglia di avventure cessa, e comprende il valore della donna che prima snobbava, o che non si rendeva conto di amare. Trovo che queste siano idee sensate e interessanti. Il titolo nostro è un po' tirato per i capelli, perché vuole ricalcare in italiano la sigla D.O.A. dell'originale. Si riferisce alla dicitura usata dagli ospedali amaricani per definire uno che giunge in accettazione già morto (dead on arrival).
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