Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Uno dei peggiori film diretti da Lucio Fulci, prodotto per tentare di sfruttare il successo di Conan (John Milius, 1982). Oltre a una storia che non convince, tecnicamente Conquest soffre di una fotografia cavaocchi e di una cinematografia terribile, opera dello spagnolo Alejandro Ulloa.
In un tempo indefinito, nel fantastico territorio di Ocron, regna incontrastata una sacerdotessa (Sabrina Siani) che è a capo d'un esercito di creature mostruose. Durante un sogno premonitore, la tiranna apprende dell'arrivo di Ilias (Andrea Occhipinti), abile guerriero dotato d'un arco magico in grado di ucciderla. Nel tentativo di ostacolare il temerario eroe, la sacerdotessa si allea con un potente mago malvagio mentre Ilias socializza con Mace, eremita e abile guerriero.
I produttori del cinema italiano, per tentare di contrastare la crisi irreversibile in cui versa la cinematografia nei primi anni Ottanta, tentano di percorrere nuovi filoni, ispirandosi a titoli di successo. Nel 1982 era uscito il Conan di John Milius, colossal sbanca botteghini interpretato da Arnold Schwarzenegger. Non poteva che essere motivo d'ispirazione per le nostre maestranze cinematografiche, purtroppo ormai gestite ai minimi termini (leggi poca grana) e infatti questo nuovo orientamento tematico ha dato origine ad alcune delle più brutte pellicole mai girate in Italia. Nella corrente "fantasy" ispirata al film di Milius - e ai romanzi alla base del genere, a cura di Robert E. Howard - rientrano infatti opere piuttosto inguardabili e dimenticate (a ragione), concentrate essenzialmente nel biennio 1982-1983, quali Gunan il guerriero (Franco Prosperi, 1982), Sangraal la spada di fuoco (Michele Massimo Tarantini, 1982), Thor il conquistatore (Tonino Ricci, 1982), La guerra del ferro (Umberto Lenzi, 1983), Il trono di fuoco (Franco Prosperi, 1983), Il mondo di Yor (Antonio Margheriti, 1983), Hercules (Luigi Cozzi, 1983), I magnifici dieci gladiatori (Bruno Mattei, 1983), La vendetta di Ator e Ator 2 - L'invincibile Orion (Aristide Massaccesi, 1983). In questo contesto, caratterizzato da pellicole girate in tempi brevi e a basso budget, con attori di seconda categoria e da cineasti validi ma disposti a scendere a inevitabili compromessi per motivi squisitamente alimentari, cade anche Lucio Fulci che accetta l'incarico di girare, in Sardegna, questo inguardabile Conquest, sceneggiato a sei mani (da Gino Capone, José Antonio de la Loma e Carlos Vasallo) in co-produzione tra Italia, Spagna e Messico. Sostanzialmente, al 90% è di fatto un lavoro del tutto tricolore. La protagonista è Sabrina Siani (non a caso attrice simbolo di questa serie, presente in quasi tutti i titoli del filone), e la musica (sotto la media standard dell'autore) è composta da Claudio Simonetti. Conquest è penalizzato da una terrificante fotografia (non di casa nostra, per fortuna) e da una peggiore cinematografia, opera di Alejandro Alonso Garcia. Tremendi poi gli effetti speciali, con raggi laser in stile anni Sessanta. Gli attori, a cominciare da Andrea Occhipinti, sembrano essere i primi a non credere in quel che stanno facendo, mostrandosi perplessi e poco convinti. A Fulci invece non gliene frega proprio un cazzo di girare sta roba qua e tenta la strada dello splatter, messo in scena in maniera talmente cialtronesca che sembra di vederlo, scoglionato sulla sedia da regista, mentre di fronte alle cagnesche interpretazioni guarda da un'altra parte e si fuma l'immancabile pipa. Si avverte sequenza per sequenza che il film non è suo, anche se poi lo ha difeso [1]. Fulci ci mette il nome, perché purtroppo bisogna anche mangiare e di soldi ne aveva davvero bisogno.
[1] Lucio Fulci su Conquest
"È un film alimentare. Nel senso che accettai di farlo per guadagnare. Comunque è un film che non rinnego, aveva una bella storia imperniata sull'amicizia di due uomini e aveva anche una bella fotografia. Nonostante le vicissutudini della lavorazione (una Sardegna infernale perchè i pastori delle colline non ci volevano tra i piedi) è un film che non è riuscito male."
("L'occhio del testimone" a cura di Michele Romagnoli, pag. 33)
"Non andare dove il sentiero ti può portare; vai invece dove il sentiero non c’è ancora e lascia dietro di te una traccia."
(Ralph Waldo Emerson)
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F.P. 31/12/2021 - Versione visionata in lingua italiana
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