Regia di Paul Bogart vedi scheda film
Difficoltà quotidiane nella vita di un gay newyorkese, fra lavoro (travestito professionista in un locale), amori (prima un insegnante bisessuale che decide di sposarsi, poi un giovane marchettaro che viene ucciso da una banda di teppisti) e rapporti familiari (una terribile matriarca ebrea che sembra uscita dalla penna di Woody Allen, un figlio adottivo incerto sulla propria identità). L’ideale anello di congiunzione tra Festa per il compleanno del caro amico Harold (1970) e Philadelphia (1993): perfetto equilibrio di comico e tragico (salvo qualche eccesso caricaturale relativo ai personaggi di contorno nella prima parte) e grande serietà di fondo, un protagonista che parla in macchina allo spettatore sfoderando battute degne di Oscar Wilde, un giocoso cinismo che serve a mascherare la disperazione, un sincero anelito alla normalità, infine la dedica a chi sta lottando contro l’AIDS. Ottimamente scritto e interpretato, con una matrice teatrale che si fa sentire nei dialoghi in interni ma non esclude scene più ariose (la casa di campagna in ristrutturazione, le strade del quartiere malfamato).
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