Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Indiscussa pietra miliare del genere fantascientifico, Incontri ravvicinati del terzo tipo doveva essere girato da Spielberg già nel 1974, ma il regista, insoddisfatto delle prime sceneggiature (firmate da Paul Schrader e John Hill) decise di rimaneggiarle in prima persona per renderle più corrispondenti ai suoi bisogni, e questo posticipò di qualche anno la realizzazione pratica del film che potè vedere la luce solo nel 1977 con una sceneggiatura interamente attribuita alla penna del regista.
Venti milioni di dollari, un mastodontico set costruito in uno smisurato hangar che era servito per ospitare dirigibili, sono gli elementi distintivi di una mega produzione come questa, resa possibile (e indimenticabile) grazie ai mirabolanti effetti speciali di Douglas Trumball, ai realistici "alieni" realizzati da Carlo Rambaldi, alla raffinatissima fotografia di Vilmos Zsigmond (giustamente premiata con l'oscar) e al bellissimo score di John Williams he rinuncia una vota tanto alla consueta enfasi per una più insinuante e "consona" sobrietà.
Ma dietro a tutto questo c'è poi la mano inconfondibile (e tutt'altro che discreta) dello Spielberg favolista gentile dei tempi migliori, qui particolarmente prodiga di incantamenti estatici (come la morbida discesa dell'astronave e la sua successiva apertura, che diventano deliziosi momenti di grande cinema).
Con Spielberg dunque (e il miracolo arriverà a completo compimento con il successivo E.T. l'estraterrestre) l'ideologia della fantascenza si rovescia, vengono scardinati i consueti cardini del genere e riprendendo un tema già divulgato da Robert Wise con il suo Utimatum alla terra, ci viene fornita una versione degli extraterresti molto rassicurante: l'alineo qui non reca terrore e distruzione, ma veicola invece un messaggio di pace e di coopeerazione che lascia fuori dalla porta ogni possibile visione "terroristica" di solito portata alla ribalta dalle invazioni spaziali della traidxzione.
Grade partecipazione emotiva anche da parte del cast, da Richard Dreyfuss a Francois Truffaut, da Teri Garr a Melinda Dillon da Bob Balam al piccolo Cary Guffey. Potrei dunque definirla alla fine l'opera di un sognatore, destinata a un pubblico di sognatori che credono fermamente nella pace e nell'amicizia, che veicola un messaggio di tolleranza fra popoli diversi e razze in apparenza inconciliabili.
Negli Stati Uniti, in un paesino del Wyoming, una serie di avvistamenti Ufo convince il Governo a tentare il contatto con gli extraterrestri. Le istituzioni chiamano a dirigere le operazioni l'ufologo francese Claude Lacombe che predispone una piattaforma su una piccola collina, chiamata Torre del Diavolo, dove è stato programmato il contatto. Tutta la popolazione locale viene quindi allontananta senza spiegazioni, ma nonostante questo alcuni civili, attratti da un richiamo misterioso, arriveranno sul posto. Ta questi, direttamente dall'Indiana, giungono la giovane Jllian a cui gli alieni hanno rapito il figlio Barry e l'elettrotecnico Roy...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta