Regia di Joseph Losey vedi scheda film
L'incidente (1967) è la seconda collaborazione tra J. Losey e lo scrittore Harold Pinter, ancora una volta impegnati in un affondo di precisione caratteriale e psicologica millimetrica e impietosa, dai toni sommessi ma taglienti.
Ancora un personaggio che entra silenzioso ma inesorabile nella vita del protagonista, qui la studentessa austriaca e aristocratica Anna (la soggiogante J. Sassard) che invaghisce due professori di Oxford, Stephen (D. Bogarde) e Charley (S. Baker), e un altro studente aristocratico, William (M. York). La ragazza si lascia sballottare tra questi poli, un po' complice e un po' smarrita. Le mogli Rosalind e Laura, invece (Vivien Merchant e Ann Firbank) sono passive ma con caratteri diversi.
L'intreccio dei piani temporali con numerosi flashback contribuisce alla creazione di un vortice immobile delle coscienze; lo stile implacabile e apparentemente distaccato risalta i particolari dei punti di vista aderendo alla realtà in modo cristallino e diretto, con piani sequenza e raffinatissimi ed eloquenti movimenti di mdp (per esempio durante la partita di tennis, in cui lo sguardo scivola verso la sedia che viene colpita dalla palla e su cui poco prima era seduta Rosalind, segno dei sospetti avvertiti dalla moglie); a volte invece l'atmosfera si fa surreale e distorta, come la magnifica sequenza di Stephen che va a trovare Francesca (Delphine Seyrig), tutta giocata sulle immagini dissociate dai dialoghi fuori campo e su una musica di arpa - di John Dankworth - assolutamente onirica e straniante, quasi allucinata, sicuramente inquieta ed evocatica, come uno stato di trance e di smarrimento.
Il prorompere delle pulsioni e dei sensi di colpa, segnalati dalla flessuosità dei suoni del sassofono sulle carni di Anna (per altro senza davvero scadere nello stereotipo), è faticosamente incastrato nei riti sociali, scaricato in giochi (il rugby nella hall di Robert Adam a Syon House) e dialoghi dai nervi a fior di pelle, squarciato dalle lamiere di un incidente perversamente liberatorio (anzi, più di uno).
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