Regia di Renzo Martinelli vedi scheda film
Il film di Martinelli è all’origine d uno degli episodi più divertenti nella storia della nostra repubblichetta, quando i due colonnelli di Alleanza Nazionale Gasparri (che allora ricopriva la poltrona di Ministro per le telecomunicazioni) e La Russa (attuale Ministro della difesa) portarono Gianfranco Fini (all’epoca Ministro degli esteri) a vedere questo film, dicendogli che “uno dei nostri” ha fatto un film sul terrorismo islamico. L’attuale Presidente della Camera se ne andò indignato, sostenendo che si trattava di “un film di propaganda becera”. Amen. E’ così, ed è pure fatto male, girato secondo un’estetica da spot pubblicitario e infarcito di episodi uno più incongruente dell’altro: solo per fare un esempio, il protagonista, una sorta di Oriana Fallaci in calzoni (tale è il suo odio e il suo pregiudizio nei confronti dei musulmani), dopo una sparatoria nella quale la moglie è stata presa in ostaggio dai soliti terroristi islamici, parte con la consorte per un viaggio di relax, per farle dimenticare la brutta esperienza, e dove va? Ma naturalmente in Turchia! Forse le prenotazioni per l’Iraq erano esaurite? Quello di Martinelli vorrebbe essere un film sulla seduzione e sull’amore, dove la prima è costituita dal fascino sottile e perverso di un Islam pacifico e tollerante, maschera e copertura per una religione invece aggressiva e violenta (come dimostrerebbero le immagini registrate dal protagonista in Somalia, dove ha perduto le gambe in un attentato), mentre l’amore dovrebbe costituire il mezzo per bloccare la spirale di violenza. Non è un caso che l’unico che prova a fermare un attentato per amore è un italiano convertito alla religione maomettana. Ma se questa tesi è quanto meno discutibile, assolutamente inaccettabile è il modo nel quale ci è presentata: retorico, tronfio, falso, patinato, melodrammatico e chi più ne ha, in questo senso, più ne metta. Il fatto che il cast disponga di ottimi professionisti come Harvey Keitel e F. Murray Abraham costituisce sicuramente un’aggravante per Martinelli. Povero Barbarossa, in che mani è capitato…
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