Regia di Renzo Martinelli vedi scheda film
Il pensiero di Mark Twain, “L’uomo è l’animale religioso per eccellenza”, all’inizio del film, può ingannare, specie coloro che non hanno mai visto i film (?) di Renzo Martinelli (Piazze delle cinque lune 2003, Vajont 2001, Porzus 1997 e, l’unico degno di menzione, Sarahasarà del 1994).
Il Mercante di pietre è ispirato al romanzo di Corrado Calabró “Ricorda di dimenticarla”. Sin dalle prime immagini, il regista ci tiene a farci notare come il mondo lui lo veda sempre e solo sghembo, al rallenty, tanto da procurare nausea e noia già dopo i primi 15 minuti di girato (e pensare che il film dura 107 minuti). Quel ch’è peggio è la pretesa che alimenta Il mercante di pietre, quella che ha a che fare con la politica, in realtà da subito ci si imbatte in un film politicamente nullo, che più che sollevare il problema islamico fomenta odio, spettacolarizzandolo, non solo l’odio tra religioni diverse, ma anche fra “uomini a metà” e borghesi, con un netto vantaggio per questi ultimi. Lo stesso Martinelli odia la critica, quella cinematografica, quella che, evidentemente da “frustrata” (“i critici sono frustrati”) non può dire altrimenti su un film inutile, che si avvale di un penoso apporto digitale, un dolby surround allo spasmo e di effetti speciali da guerre stellari. Il tutto per raccontare (almeno nelle intenzioni) la storia di un professore universitario invalido e ossessionato dal terrorismo e di sua moglie improvvisamente innamorata di un mercante italiano, convertitosi all’Islam e alla causa terrorista.
Alla fine Il mercante di pietre, risulta un film sulla mercanzia di genere. Si vende di tutto, ed in modo anche subdolo: dall’Alitalia, all’Api, passando dalla Telecom e finanche (questa è veramente imperdonabile!) il film che si appresta a girare lo stesso Martinelli, per la televisione italiana su Primo Carnera: basti guardare il manifesto affisso su un tabloid, per strada, che sponsorizza appunto il suo prossimo lavoro che comincerà a giorni a girare in Romania. E se una delle tante idiozie che si affermano nel film fa riferimento ad una possibile “liberazione dai musulmani e dalla loro religione”, il motivo di spendere questa volta un biglietto a cinema per vedere Il mercante di pietre è un buon pretesto per liberarci definitivamente da un prossimo film (?) di questo regista-crociato. Compreso il televisivo su Primo Carnera.
Giancarlo Visitilli
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