Regia di Emilio Miraglia vedi scheda film
A un condannato a morte viene concessa dalla Cia una 'seconda vita' come gemello di sè stesso. Ciò significa cambiare vita, abbandonare la moglie e soprattutto diventare agente segreto. L'uomo intraprende così una missione per uccidere un senatore americano ad Amburgo.
Dopo una lunga gavetta come assistente regista, soprattutto con Luciano Salce, Emilio Miraglia - firmandosi però, come usava ai tempi, con uno pseudonimo anglofono: Hal Brady - debutta dietro la macchina da presa nel 1967 con questo Assassination. Trattasi di una spy story non priva di momenti originali, ma dalla trama un po' troppo elaborata, arzigogolata, che finisce perciò per cadere spesso nell'inverosimiglianza più palese; la sceneggiatura è opera di Andy Colbert (alias noto di Luciano Ercoli), Lou Strateman e Max Hatired (presumibilmente nomi fasulli anche questi ultimi due). La classica produzione nostrana che scimmiotta i generi popolari americani, in sostanza: pochi soldi, tanto buon artigianato, idee così così; il ritmo è sufficiente e l'intrattenimento è garantito, ma la scelta del marmoreo (un'espressione sola, unica per qualsiasi occasione) Henry Silva come protagonista è già di per sè un discreto handicap. L'attore americano è circondato da connazionali di scarsa fama (Fred Beir, Peter Dane) e seconde linee nostrane debitamente rinominate sui titoli di testa: Ida Galli che diventa Evelyn Stewart, Alfredo Varelli è Fred Farrell, etc. A contribuire alla confezione dignitosissima ci sono il montaggio di Sergio Montanari e la fotografia di Erico Menczer. Miraglia girerà altre cinque pellicole nei successivi cinque anni, fra thriller, polizieschi e spaghetti western. 3/10.
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