Regia di Guido Malatesta vedi scheda film
Antica Roma. Il valoroso console Marco Valerio viene incaricato di sterminare i cristiani, ritenuti pericolosi sovversivi. L'uomo obbedisce controvoglia, ma ben presto si rende conto di stare facendo la cosa sbagliata, quando ritrova la sua amata fra i perseguitati.
Peplum ormai fuori tempo massimo, L'incendio di Roma arriva sul grande schermo quando ormai il genere antico/mitologico si sta ampiamente ripetendo e i suoi standard volgono in maniera netta verso i minimi assoluti, sia in termini di idee che di budget. Per quanto riguarda quest'ultimo ogni possibile dubbio viene spazzato via già dall'inquadratura di apertura, sui titoli di testa, che vaga fra edifici e vie di un palese modellino di città romana di venti secoli fa: poco da discutere, tanto da immedesimarsi, da sforzarsi con la fantasia per assecondare la pellicola scritta e diretta da Guido Malatesta (da un soggetto di Giorgio Marzelli). Coproduzione, come usava all'epoca, fra Italia e Jugoslavia, il film ripercorre la persecuzione dei cristiani offrendo una morale storicamente forse non ineccepibile, ma certo al passo con i tempi in cui esce in sala; in fin dei conti è comunque evidente che operine di questa risma non possono badare più di tanto alla verosimiglianza e allo studio delle fonti storiche, quando il loro scopo essenziale è quello di andare incontro a un pubblico distratto, desideroso semplicemente di intrattenimento: azione e (buoni) sentimenti. Il canovaccio è infatti sempre lo stesso: una tragedia/disgrazia/torto da raddrizzare, un eroe valoroso e una bella formosa con cui accoppiarlo. Fra gli interpreti: Lang Jeffries, Moira Orfei, Mario Feliciani, Evi Maltagliati, Cristina Gaioni e Franco Fantasia; produce il già citato Marzelli e come assistente alla regia troviamo il futuro regista di genere (Gian)Franco Baldanello. 2,5/10.
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