Regia di Vladimir Bortko vedi scheda film
Interessante - e piuttosto fedele - trasposizione cinematografica del romanzo omonimo (1925, ma uscirà sono nel 1968 ed in Inghilterra) di Bulgakov. In un bianco e nero virato al giallo, che invecchia l'immagine quanto basta per riportarci alla Russia di inizio ventesimo secolo, ecco che assistiamo alla messa in pratica delle velleità di un illustre chirurgo (il professor Preobrazhensky) di dare la vita ad un essere umano (Sharikov), sentendosi un po' padre ed un po' dio per esso. Fin troppo evidente la morale dell'apologo, che la battuta finale pensata da Sharikov tornato cane sintetizza perfettamente: "E poi, è così importante guardarsi allo specchio?", ovvero un invito ad accontentarsi dei propri limiti e a convivere con essi, senza eccedere nella ricerca della perfezione ad ogni costo. Durata spropositata (130 minuti, cioè più di due ore), anche perchè inizialmente il film era diviso in due metà; buono il cast, in cui spicca senz'altro Vladimir Tolokonnikov/Sharikov, chiamato ad interpretare un ruolo dalle tante sfumature. Va apprezzata inoltre la mano di Bortko in sceneggiatura, dove il testo originale non solo viene adattato con garbo e con tutto il dovuto rispetto, ma pure viene ampliato con particolari tratti da altre opere di Bulgakov (il professor Persikov, tratto da Uova fatali). 7/10.
Russia, inizio '900. Un illustre chirurgo innesta cervello e genitali umani in un cane; la bestia, nel giro di qualche settimana, assume sembianze umane. Ma, nonostante curiosità, interesse scientifico e clamore dell'avvenimento, questo nuovo individuo è realmente spregevole.
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