Regia di Arthur Joffé vedi scheda film
Alberto, emigrato in Francia, ha all'incirca 35 anni e 30 milioni di debiti (in lire). Il debito lo ha contratto, per una tradizione di famiglia, con suo padre: sono infatti quelli i soldi che il genitore ha speso per crescere Alberto e che ora che quest'ultimo sta per diventare a sua volta padre, da tradizione, chiede che gli vengano restituiti. Squattrinato e disperato, Alberto parte in treno da Parigi alla volta di Roma.
Come operazione da botteghino, In viaggio con Alberto ha tutte le ragioni dalla sua parte: un nome emergente come quello di Sergio Castellitto come protagonista centrale – assolutamente impeccabile, naturalmente – e, in parti marginali, due mostri sacri come Nino Manfredi e Jeanne Moreau; una storia bizzarra e movimentata che promette avventure, disavventure, emozioni a raffica, divertimento; una produzione dal budget adeguato in mano a un regista giovane come Arthur Joffé, qui al secondo lungometraggio cinematografico dopo l'esordio con Harem nel 1985. Eppure, a dirla tutta, la pellicola non fa tutto questo effetto: la trama zoppica ripetutamente e i presupposti surreali su cui si basa l'intero l'intreccio non creano sviluppi degni di altrettanta curiosità (o perplessità, a seconda dei punti di vista); si salvano senz'altro il mestiere con cui il lavoro viene confezionato e le performance degli interpreti, tra i quali compaiono anche Angela Goodwin, Marco Messeri, Michel Aumont e Marie Trintignant. Il soggetto è opera del solo regista, che per la sceneggiatura firma invece insieme a Jean-Louis Benoit, con la collaborazione di Christian Billette. Un'ora e mezza ad alto ritmo, con continui cambi di tono che alla lunga risultano prevedibili. 4,5/10.
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