Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
Un film non tanto sull'aids, quanto sulla fobia dell'aids. Il periodo è senz'altro azzeccato, poichè è proprio negli anni '80 che si sviluppano le prime campagne massicce per l'utilizzo del preservativo e per la sensibilizzazione del rischio di trasmissione di malattie infettive; alla fine della decade, pertanto, giunge appropriato un sunto della questione, vista attraverso gli occhi - per giunta - di un malato. Se ne è fatto un gran parlare insomma, ma che accade nella vita di tutti i giorni quando si scopre di essere infetti? Il più scoraggiato di tutti è proprio il protagonista ed il suo primo pensiero va alla moglie ed al figlio in arrivo: per salvarli li abbandona. Ma è questa davvero la soluzione ottimale del problema? Chiaramente no. Se i contenuti non mancano, la messa in scena sembra però più orientata ad un vacuo estetismo (in odore di Visconti, senza mai raggiungere la raffinatezza del Maestro) che alla concreta narrazione dei fatti. Interessante, ma qua e là dispersivo e noiosetto. Ottimo il cast, con Hauer primo della classe. 5/10.
John è un giornalista che compie indagini sull'aids, spesso spacciandosi pure per malato. Un giorno però scopre davvero di essere sieropositivo: la sua reazione istintiva è di mollare il lavoro e la moglie, per giunta incinta, che pure lo vorrebbe ancora accanto a sè.
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