Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
Se a qualcuno venisse in mente (e a qualcuno verrà certamente in mente) di fare un film sulla pandemia Covid-19 che sta caratterizzando il 2020, per favore prenda nota di questo film della Wertmüller e se lo guardi con grande attenzione. Se possibile prenda anche appunti, sulla trama, sui dialoghi, sulla descrizione dei personaggi e la scelta degli interpreti. E poi faccia, per carità, tutto l'opposto di quanto fatto dalla regista italiana nel suo film sull'aids.
Gli stereotipi sulla malattia che ha caratterizzato la fine del XX secolo ci sono tutti e anche qualcuno di troppo, ma la cosa che infastidisce di più è il tono da film internazionale, con una trama talmente ingenua che a tratti fa tenerezza, laddove tra le immagini patinate, la Wertmüller sembra scimmiottare lo stile di un certo Wim Wenders vagante tra le vie del Texas e svolazzante sui cieli di Berlino.
Non c'è un solo personaggio credibile in questo In una notte di chiaro di luna, perché ciascuno di essi risente di una trama che non avrebbe sorretto neanche un fumetto (e lo dico con grande rispetto e scarsa conoscenza del fumetto). Gli interpreti, poi, fanno del loro meglio per dare il colpo di grazia al film. Rutger Hauer sembra capitato sul set per caso, anche se non lesina un impegno sicuramente degno di miglior causa. Nastassja Kinski, grazie alla regista, certifica una volta di più di non essere un'attrice ed in questo è aiutata da un lagnoso doppiaggio. Massimo Wertmüller ha l'aria di essere stato accompagnato dalla zia a conoscere i colleghi più famosi e questi ultimi di aspettare impazientemente l'ultimo ciac e il bonifico sul proprio conto corrente.
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