Regia di Sergio Martino vedi scheda film
Nei primi anni della sua frenetica carriera, Sergio Martino diresse alcuni thriller di modesta e apprezzabile fattura, sulla scia dei successi argentiani del periodo; uno dei titoli in questione è proprio questo Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave, che può vantare per lo meno un paio di particolarità davvero curiose. La prima è che la 'stanza chiusa' del titolo, a tutti gli effetti nel film non compare; in una scena il protagonista chiude a chiave la moglie in una stanza, ma è un passaggio affatto determinante nel complesso della trama. Seconda constatazione 'a bocca amara' è quella che vede utilizzare come sottotesto di base Il gatto nero di Edgar Allan Poe, per costruire attorno a tale racconto (con una sceneggiatura firmata Gastaldi-Scavolini) un prodotto meramente commerciale che strizza l'occhio al sopra citato thriller sanguinolento, di moda in quel momento, e all'erotismo che contemporaneamente stava invadendo il grande schermo nostrano. Ecco quindi spiegata anche l'immissione nel cast di Edwige Fenech, compagna del produttore Luciano Martino, fratello del regista, che interpreta un personaggio abbastanza forzato nella logica della pellicola (una nipote sexy che dal nulla sbuca per sedurre zio, zia e chiunque altro le passi accanto) - dove si può anche andare tranquillamente a sostituire l'avverbio 'abbastanza' con 'oltremodo'. A parte gli effetti speciali della Fenech, del tutto naturali e sempre gradevoli (in fondo non è mai stata assolutamente una cattiva attrice: semplicemente non le davano mai più di tante battute prima di arrivare a denudarsi), quelli destinati nel film alle scene macabre sono a tratti penosamente risibili, mostrando tutte le lacune di budget del caso. Bene assortita la coppia centrale del cast, formata da Anita Strindberg e Luigi Pistilli; in un piccolo ruolo compare anche Enrica Bonaccorti, giovanissima, mentre parti laterali sono riservate a Ivan Rassimov e Franco Nebbia. Non male la colonna sonora di Bruno Nicolai, elemento positivo come la capacità di Martino (regista) di tenere alta la tensione nei momenti clou, che neppure sono pochi. 4/10.
Uno scrittore è in crisi con il lavoro e con la moglie, che tradisce ripetutamente. Le sue amanti vengono via via ritrovate morte e un commissario sospetta proprio dello scrittore. Ma quando muore anche lui, è chiaro che c'è sotto qualcosa - e qualcuno - di altro.
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