Regia di Sergio Martino vedi scheda film
Terzo film di Martino, ancora più sinistro dei precedenti, con trame sempre più ambigue. La folle schizofrenia che caratterizza il protagonista Oliviero (l'ottimo Pistilli) e sua moglie (Anita Strindberg) è portata agli estremi limiti: predomina nel film un'atmosfera austera e cruda, che crea un senso di vuoto notevole nello spettatore. Il perverso sadomasochismo, onirico ne ""Lo strano vizio della signora Wardh", qui diventa crudo e reale, per certi versi disturbante, in sublime antitesi con il mistero (il gatto, la casa 'maledetta') e un certo goticismo ispirato invece a "Il gatto nero" di Poe. Le musiche di Nicolai si fanno più ossessive, a enfatizzare l'instabilità dei personaggi.
Il titolo è una citazione de "Lo strano vizio della signora Wardh".
Questa volta abbandona momentaneamente i panni dell'assassino: il suo volto, però, con quegli occhi di giaccio, non è mai nulla di rassicurante.
Ottimo protagonista, spodesta finalmente il mediocre George Hilton (questa volta assente).
Brava, offre un personaggio ambiguo e poco rassicurante.
Una delle sue prove migliori.
Ritorna su un thriller dalla struttura per certi versi più classica, arricchito però di ingegnose invenzioni.
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