Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
CONTIENE ANTICIPAZIONI SULLA TRAMA - Le amiche del titolo amiche poi non sono. Del resto da Antonioni, benché fosse alle prime armi, non si poteva aspettarci un cantico di amicizia e calore umano. Questo suo film corale, che rappresenta le misere vicende umane e affettive di un nutrito gruppo di personaggi, è un amaro ritratto di precarietà esistenziale e individualismo, dove c'è poco spazio per l'amore, la comprensione e la bontà. Il gruppo di "amici", infatti, è percorso da tensioni di ogni tipo, invidie e gelosie, le quali ogni tanto sfiatano dalla valvola dell'ipocrisia e della simulazione, provocando episodi di odio, con parole cattive e persino violenza fisica. Non tutto in tutti è marcio, certo, benché questo non sia molto: in alcuni dei personaggi c'è un barlume di umanità e di desiderio di bene, che qualche piccolo effetto buono lo produce, ma questo sembra insufficiente a cambiare davvero la sostanza della situazione e il percorso delle vite. In alcuni, inoltre, (specie ragazze) regna la stupidità e la vacuità, in altri l'incapacità di amare e la piccineria sentimentale.
Quello che si prende molto terreno, comunque, è il personaggio interpretato da un bravo Gabriele Ferzetti, che mette in ombra anche il mascalzone e fanfarone impersonato al solito da Franco Fabrizi. L'uomo interpretato dal primo, infatti, è marito infedele e donnaiolo, che finisce per scontentare e far soffrire tutte le donne con cui ha a che fare. Il ritorno finale dalla moglie ispira poca fiducia, perché è volubile e istintuale. E' un uomo sfuggente e evanescente, incapace di amare, mai veramente raggiungibile, meschino e bugiardo, come egli stesso ammette di essere. Il fortissimo desiderio che suscita nelle donne proviene forse proprio dalla sua avarizia nel concedere il suo cuore, o dalla sua incapacità di amare. Tuttavia, Antonioni si diverte (?!) creandoci una falsa impressione. Una delle ragazze, che sembra ardere di gelosia per l'uomo che tutte desiderano, la nutre con non poco veleno, in realtà, per la ragazza che ha la tresca con lui, rivelandosi con ciò omosessuale.
In generale, è un film malinconico, che comunica malinconia, sofferenza e noia di vivere. Quanto all'ultimo elemento, esso finisce per intaccare l'andamento stesso della pellicola: la vita noiosa rappresentata, cioè, ha un corrispettivo in un leggero senso di noia che come un velo avvolge la vicenda. Le languide musiche di Armando Trovaioli fanno il resto.
E' un film interessante per i personaggi rappresentati e le riflessioni che si possono fare su di loro e il loro comportamento, che comunque ho seguito con interesse. Da Antonioni, tuttavia, avrei gradito una mano un po' più sicura e un andamento più solido, il che vuol dire, in altre parole, asciugare le goccioline di noia che si formano durante la visione. Un altro limite del regista, inoltre, è che secondo me non sa inquadrare gli interni. Appartamenti e atelier, infatti, rimangono vaghi, indistinti e insignificanti. Diverso è per gli esterni, con le inquadrature di certi spogli paesaggi o certe strade autunnali bagnate dalla pioggia. Ed ecco di nuovo la malinconia...
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