Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film
Bel ritratto femminile in un tripudio di pessimismo sia storico che (addirittura) antropologico.7+ PESSIMISTA
Provocatore seriale Verhoeven. In Black Book il regista sceglie un soggetto delicatissimo in bilico sulla percezione morale e storica degli accadimenti di oltre 70 anni fa sviluppandoli a modo suo. Per prima cosa il regista ci 'rassicura' mostrandoci un racconto in flashback, con tanto di fine nota (Rachel è sopravissuta...) per poi altre 2 ore annientare le sicurezze dello spettatore con continui colpi di scena (troppi?) creando un disarmante senso d'inquietudine di fronte al vero carattere ancestrale dell'umanità: la sopravvivenza. Tanto 'male' non poteva passare senza recare conseguenze nelle vittime e nel momento di cambio regime, la vendetta diventa protagonista ribaltando i ruoli. Dunque si sopravvive e per sopravvivere si tradisce, si ama, si uccide, fra gesti di solidarietà inaspettata e la solita ineluttabile avidità umana all'origine di tutte le sciagure. Verhoeven vuole farci porre delle 'domande' e attraverso questa narrazione ci riesce. Perché domandare è curiosità, curiosità è coraggio di evolvere. Notevole il cast e la ricostruzione delle vicende che pur tracciando una linea inverosimile nel succedersi delle azioni (ma tutte le guerre sono generatrici di storie incredibilmente inverosimili...) non smette mai di appassionare. Di conseguenza il finale nella sua ineluttabilità è perfetto e coerente come il pugno nello stomaco: duro, violento, atteso.
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