Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film
Il "libro nero" del titolo è la chiave di risoluzione dell'intrigo in cui si trova la bellissima Rachel Stein, e , come accadeva alla Sposa di "Kill Bill", rappresenta insieme il motivo della vendetta che la protagonista intende compiere, e l'inesorabilità del destino che si è scelta. Al centro di numerose polemiche al momento della sua uscita, il film è anche il ritorno in patria di Paul Verhoeven, abituato a sollevar vespai per la violenza del suo cinema, e per il suo frugare nel torbido: ciò che qui ha scatenato la rissa polemica è l'atteggiamento definito dai più ambiguo del soggetto verso ipotetici traditori ebrei, e la spietatezza dei non nazisti,non meno crudeli dei soldati di Hitler. Direi che la cosa è forzata, perchè in uno stato di guerra avere un giudizio netto delle cose è sguazzare nel manicheismo, e tuttavia l'eroina è ebrea: semmai, ciò che frena dal giudicare "Black book", che è impaginato benissimo, e conserva un tono melodrammatico che non stona avvincendo lo spettatore, un bel film, sono certi eccessi del regista, che ,come accadde alla Cavani de "La pelle", continua a dar pugni allo stomaco del pubblico anche quando l'orrore di un conflitto e le sue conseguenze strazianti nella vita quotidiana delle persone sono già belli maiuscoli. Carice Van Houten, sensuale e avvenente, si rivela attrice intensa, ed è uno dei punti di maggior valore di un lungometraggio che conferma le grandi doti visive di un regista che se non è diventato un grandissimo pianga solo se stesso.
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