Regia di Gérard Corbiau vedi scheda film
Dopo aver visto del belga Gérard Corbiau Il maestro di musica (discreto ma non imperdibile) e l'odioso e irritante Farinelli - Voce regina (successo immeritato), ero dubbioso ma anche incuriosito dalla visione di Le roi danse: per fortuna l'impressione è stata del tutto positiva e senz'altro si può annoverare tra i titoli migliori del regista, suscitando anche il rammarico per la mancata distribuzione italiana.
Tratto dal romanzo Lully ou le musicien du soleil di Philippe Beaussant, il film è incentrato appunto soprattutto sulla personalità e le tappe più significative del geniale compositore fiorentino Giovanni Battista Lulli (Jean-Baptiste Lully, 1632-1687), entrato alla corte francese di Luigi XIV nel 1652 come violinista e ballerino, nonché come bouffon (arte già esibita quando era cameriere personale di Mlle de Montpensier, la quale desiderava un italiano per poter conversare in tale lingua).
Il film di Corbiau mette abbastanza bene in risalto il rapporto di ammirazione totale del Re Sole verso Lully (nominato compositore di corte nel 1653), l'importanza capitale assunta dalla sua musica nel celebrare la suprema personalità divina del monarca, musica come ossatura fondamentale di tutto l'apparato esteriore (fusa con balletto, teatro - la collaborazione con Molière, Quinault...-, scenografie ecc.), l'attrazione omosessuale di Lully (anche sposato e con sei figli, tre maschi e tre femmine), il carisma determinato e la sua vera e propria dittatura in campo musicale. Vengono rievocate alcune rappresentazioni fondamentali con grande sensibilità ed eleganza (tra il 1664 e il 1671 vennero scritte tredici comédie-ballets in collaborazione con Molière, prima della rottura; dal 1672 Lully iniziò a scrivere una tragédie-lyrique all'anno, l'opera francese nata dall'innesto del nuovo recitativo con la pastorale).
Il film convince però in particolare perché i caratteri sensazionalistici ed esagitati, pur leggermente presenti, non sono inutilmente estremizzati come in Farinelli, ma appunto risultano efficaci e non soffocano il fascino barocco di immagini e musica, né alcuni momenti di pathos, ben reso dal montaggio e da una giusta dose di ralenti.
Ottimi gli interpreti (altra nota, invece, stonatissima del Farinelli), dalla raffinata dizione di Magimel (Luigi XIV) alla sensualità di Terral (Lully) e delle giovani attrici. 7 1/2
Reinhard Goebel dirige magistralmente l'ensemble Musica Antiqua Koln, e le geniali composizioni di Lully risuonano in tutto il loro emozionante splendore.
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