Regia di Johnnie To vedi scheda film
Sono passati tre anni dal passaggio veneziano di Johnnie To con Exiled e forse ancora non bastano per giudicarlo. Solo il tempo e la prospettiva ci diranno se è l’ultimo bel film del regista cult di Hong Kong o se è la prima spia di un declino manierista e autoreferenziale. Venuto dopo il bellissimo Election, porta in dote un omaggio sfacciato al cinema western e alle sue radici estremo-orientali, con i “soliti” antieroi-ronin che rinnegano i padroni per combattere a fianco delle loro vittime (vedi l’ultimo avvilente Johnny Hallyday di Vengeance). Exiled è un esercizio di stile, un rimpallo tra Leone, Peckinpah e lo stesso To, tra l’ironia, la violenza selvaggia e la malinconia di esuli - non a caso tutto avviene a Macao, appena tornata alla Cina, terra in crisi d’identità e in riassestamento criminale - che hanno solo il passato come àncora. Ci si diverte con queste “iene” che ritornano compagni d’arme, con le loro sparatorie geometriche, a viso aperto, a chi cade per ultimo. To con la macchina da presa fa quello che vuole, si cita e si eccita, si dimentica spesso del film perché l’occhio, soprattutto il suo, vuole la parte del leone. Incompleto, imperfetto, inconcludente: ma vale la pena vederlo.
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