Regia di Alain Resnais vedi scheda film
E’ il caso di dire: “per fortuna esiste”, Alain Resnais. Dopo l’impressionante Hiroshima mon amour e L'anno scorso a Marienbad, il vecchio leone del cinema francese ci riprova con un film dal gusto retrò, tipicamente Nouvelle Vague. Cuori è stato giustamente premiato con il Leone d’Argento per la miglior regia, all’ultima Mostra del cinema di Venezia
Sotto i fiocchi di una nevicata incessante, a Parigi, personaggi fra i più disparati si incontrano e si scontrano. C’è la coppia che, nonostante sia in crisi, cerca un appartamento; una ragazza cerca l’uomo della sua vita tramite annunci sui giornali; due colleghi d’ufficio si attraggono, ma la religione di lei è troppo forte; un figlio tenta di trovare una badante per il padre malato, ma da sempre irrequieto.
Resnais è maestro nella critica del sociale, ma in Cuori la sua critica raggela: Parigi é una città gelida e sospesa, senza punti di riferimento riconoscibili, abitata da fantocci in cui il dolore esistenziale occupa uno spazio molto ampio. Lo spettatore è ingannato, gli vien fatto credere che fra i personaggi del film ci siano situazioni diverse, in realtà sono tutti parte di un’umanità alla ricerca della propria stabilità interiore, e non solo. L'intreccio e l'incastro qui rappresentano l’eccezione che non fa la regola. Tutto diviene manipolazione: dal concetto di tempo, all’incredibile architettura di ogni spazio, che anche noi, in quanto spettatori, abitiamo per mezzo degli strabilianti movimenti di macchina. Tutti i personaggi si muovono, interagendo fra loro in una sorta di geometria razionale, in cui la perfezione delle forme e dei caratteri sembra essere la regola a cui tutti obbediscono. In questo è evidente quanto gli attori abbiano ‘subito’ la lezione resnaisiana: dalla sorprendente Laura Morante, finalmente al di fuori degli schemi morettiani e mucciniani, all’Azema, qui nella straordinaria veste di santa di giorno e puttana di notte; senza parole l’interpretazione di entrambi Andrè Dussollier e Pierre Arditi, i grandi leoni del cinema francese.
Eccezionale lo spaesamento finale a cui ognuno è condotto dalla genialità di un regista come Resnais, l’annientamento dal quale non si può rifuggire: tutti nella trappola, attori e spettatori. Ci si scopre appartenenti a quell’umanità che della solitudine, dei tormenti amorosi, della religione, della verità e della menzogna fa la scommessa della propria vita. Sbagliando, soffrendo, ma con la testardaggine di chi è sempre pronto a scommettere per amore. Solo per amore.
Giancarlo Visitilli
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