Regia di Mahamat-Saleh Haroun vedi scheda film
Premio della Giuria all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, Daratt racconta una storia di dolore e di perdono, di vite ordinarie perse in una realtà violenta e drammatica. Atim ha sedici anni e ha perso il padre nei sanguinosi conflitti che hanno funestato la storia del Ciad. Dopo che il governo ha concesso un'amnistia per i criminali di guerra, Atim riceve dal nonno una pistola. Dovrà per onore vendicare il padre uccidendo il suo assassino, che nel frattempo si è rifatto una vita, si è sposato e possiede una piccola panetteria. Conoscendolo però stabilisce un rapporto che gli renderà difficile portare a termine il suo compito. La tragedia della guerra civile si stempera in una storia di maturazione, un'avventura che porta il protagonista da un odio cieco verso un ipotetico nemico a una conoscenza profonda dell'altro, fino alla scoperta dell'umanità, al vedere la vita senza ferocia e senza vendetta. Il didascalismo del film è evidente ma mai grossolano e, in un'operazione dichiaratamente educativa, riesce a trasmettere emozioni senza cedimenti, lontano mille miglia dal disgustoso pietismo che di solito il cinema occidentale riserva all'Africa. Certo c'è qualche sbadiglio, ma il film è potente e il messaggio, per una volta, riesce ad arrivare forte e chiaro.
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