IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA
Secondo film di una trilogia trentennale che Luigi Magni ha inteso dedicare al periodo risorgimentale, analizzando il rapporto delle varie classi sociali con il potere pontificio nella sua ultima fase di potere temporale.
I fatti narrati si collocano nel 1867, quando, nella Roma pontificia di Pio IX, un attentato dinamitardo organizzato da tre giovani ribelli, causa la morte di cinque guardie pontificie.
I colpevoli vengono indicati in tre nomi noti, tra cui spicca tal Cesare Costa, la cui madre si rivolge ad un noto giudice della Sacra Consulta, Mons. Colombo da Piverno, proprio nel momento in cui egli aveva in corso la presentazione delle proprie dimissioni al ruolo. Per coinvolgere maggiormente l'uomo, la donna gli confessa che il Costa è in realtà suo figlio naturale.
Impietosito, il prete si muove a difesa del ragazzo, lo aiuta a nascondersi, e lo salva pure, mentre non riesce con i suoi due compari, nonostante la sua accorata arringa presso il prevenuto ed impietoso tribunale ecclesiastico.
Ciò nonostante, per il ragazzo la fine sarà comunque inesorabile, dovuta a ragioni di gelosia e vendetta personale da parte del marito della madre del ragazzo.
Amareggiato, l'ex giudice si riserverà di dire Messa, rifiutandosi di concedere l'Eucarestia ai responsabili di quegli efferati delitti, che furono tra l'altro le ultime esecuzioni capitali eseguite da parte della Chiesa.
Sostenuto dalla navigata verve dello straordinario protagonista Nino Manfredi - eccezionali sono i suoi duetti con il perpetuo Serafino dal marcato accento veneto - In nome del Papa Re è una commedia di costume ironica e divertente, amara e sapientemente ambientata in un periodo caldo e nevralgico per la costituzione dello Stato italiano unito.
Frizzante, spiritoso, un po' soffocato da una ambientazione che predilige i contesti chiusi, il film di Magni scorre godibile e sarcastico sino al suo amaro epilogo.
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