Regia di Luigi Magni vedi scheda film
La principale fortuna di Magni è probabilmente quella di aver stretto un sodalizio artistico con un attore di razza come Manfredi, sempre ottimo nelle parti di preti truffaldini, in realtà più furbi ed onesti di quanto appaiano, come quelli che sono ritratti nella Roma papalina del regista romano. E' infatti in primo luogo grazie al protagonista che (anche) questo lavoro assume valore e si riscatta da una trama sempliciotta che si affida più ai dialoghi che all'azione e da quel pacatissimo anticlericalismo (qui ancor meno pronunciato che in altri lavori del 'filone') che porta Magni ad ambientare così spesso i suoi lavori in un contesto ed in un'epoca che, a quanto pare, oltre a lui non hanno mai interessato particolarmente altri registi.
Roma, 1868. Il figlio di una contessa viene accusato di essere un rivoluzionario bombarolo; la donna si rivolge a monsignor Colombo, giudice del tribunale del Papa, per salvare il ragazzo, rivelandogli che è suo figlio. Colombo riesce a proteggere il ragazzo dalla cattura, ma non da un successivo attentato.
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