Regia di Stephen Frears vedi scheda film
Mi restano oscuri i motivi della scelta del titolo: della Regina che lo compone e lo completa in beata solitudine e del suo regno che perdura dal 1952, Stephen Frears riporta soltanto i giorni della morte violenta di Lady D., il rocambolesco bluff mediatico che infinocchiò milioni di sudditi ed extra sudditi di tutto il mondo, e che coincisero con la salita al potere di Tony Blair, undicesimo Primo Ministro del periodo elisabettiano-secondo.
Mi restano oscuri anche i motivi per cui Frears abbia voluto e saputo trovare il modo di ridare a molti dei protagonisti le sembianze (talvolta in maniera persino inquietante, come nel caso di Micheal Sheen nei panni di Tony Blair) di coloro che interpretano, mentre nel caso del Principe Carlo, ruolo affidato a Alex Jennings, l’intenzione viene totalmente a mancare; vien sarcasticamente da pensare che fosse obiettivamente impossibile ricreare sul set un viso come quello del Principe, ma al di là della bassa ironia e al di là comunque di queste considerazioni tutto sommato marginali, registro con piacere come un film che si basi sostanzialmente sulla politica, argomento a me personalmente molto indigesto, sia riuscito ad assumere invece un registro molto intimista e privato, quasi umano, direi, dove anche una regina riesce a rimanere a piedi in mezzo al nulla, mollata in mezzo ad un guado dalla sua regale quattro per quattro, ed a commuoversi della bellezza dell’ultimo cervo, forse utlimo re, braccato dai regali segugi, in cerca di trofei che possano distrarre i nobili dalle loro anche ignobili e povere responsabilità, diventando alla fine un ottimo film.
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