Regia di Stephen Frears vedi scheda film
Un film del genere non avrebbe, probabilmente, avuto senso senza la regia di Stephen Frears. Concentrandosi su un periodo abbastanza ristretto della recente storia britannica - tra l'elezione di Blair e i funerali di Diana - "The Queen" riesce comunque a tessere uno spettacolo che sta in piedi e cammina con le proprie gambe. E non solo per la monumentale interpretazione di Helen Mirren, giustamente premiata con l'Oscar. Personalmente, se fossi la regina, avrei fatto i miei complimenti all'attrice inglese. Ma i motivi d'interesse sono anche altri. Innanzitutto il film mostra come e qualmente Tony Blair, da sbarbatello (si presenta in scena vestito con la maglia del Newcastle United) sinistrorso, beneficiato da un corpo elettorale che non ne poteva più dei Tories e voleva "il cambiamento", assurge al ruolo di leader politico nazionale. Poi c'è il rapporto tra la regina e lo stesso Blair, che si evolve da una situazione in cui il rispetto è unidirezionale (del premier verso la sovrana, ma non viceversa), fino ad una relazione di stima reciproca, dopo che il primo ministro si è assunto, anche attirandosi le ironie della moglie, fervente repubblicana, il compito di difensore della monarchia in un momento di grave crisi. Infine ci sono i ritratti dei singoli membri della famiglia Windsor: il regista è abbastanza benevolo con il principe Carlo, descritto come una persona tutto sommato ragionevole e dotato di umanità, dalla mentalità più aperta rispetto a quella, ingessata, dei genitori. Elisabetta II è descritta come una personalità conservatrice e diffidente nei confronti dell'innovazione (personificata da Blair), ma intelligente e politicamente pragmatica, tanto da giungere ad intendersi alla perfezione con il premier. Totalmente negativo, invece, il personaggio del principe Filippo, ottusamente incancrenito in una visione istituzionale e politica ormai del tutto fuori dal tempo.
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