Regia di Emilio Estevez vedi scheda film
Il cinema è questione di punti di vista. Questo film non parla di Bob Kennedy ma ne descrive gli elettori, i potenziali elettori purtroppo, quelli che si trovavano nel luogo dell'ultimo tragico comizio. I discorsi di RFK aprono e chiudono il film ma dentro c'è una umanità varia che si ritrova nelle parole del senatore. Troppa violenza c'era stata prima ( JFK , MLK ) e troppa politica cattiva ci sarà dopo ( Nixon, Watergate ) tanto che la disperazione finale appare andare al di là dell'hotel Ambassador per coprire tutto il paese.
La società liberal americana è al completo, il mosaico è altmaniano anche se in due ore i personaggi appaiono solo accennati, tutti cercano di riempire il loro vuoto. Due attivisti con le droghe, una ragazza con un matrimonio che serve ad evitare il Vietnam al futuro marito, due vecchi con gli scacchi e i loro ricordi, il capo dell'albergo con una amante, una cantante con l'alcool e con l'illusione di essere ancora una stella, la coppia di ospiti divisi tra depressione e shopping compulsivo e infine i camerieri messicani che rispetto ai neri, non possono nemmeno vedere le partite perchè sono loro i nuovi schiavi.
Tutti sembrano chiedere a Bobby qualcosa, una umanità che accumula sofferenza diventa in qualche modo poitica nella speranza che quel vuoto venga riempito senza palliativi ma attraverso un cambiamento sociale. Dopo gli spari resta il mito di RFK , la fine del sogno liberal americano, la consapevolezza per quella umanità di aver perso l'ultima persona in cui credevano, al di là della retorica e del senno di poi, restano infine le parole pronunciate dal senatore al funerale di un caro amico sognatore come lui.
anche se sound of silence fù scritta per il fratello ci sta benissimo.
voto 6,5
non ha voluto o potuto fare un film più lungo o con meno attori famosi comunque convincente
sembra preso di peso dal personaggio di matrix.
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