Regia di Emilio Estevez vedi scheda film
Il 4 giugno 1968 all’Hotel Ambassador di Los Angeles viene assassinato Robert Bob Kennedy, candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti. Sotto i colpi di pistola del fanatico Shiran B.Shiran cade non un uomo qualsiasi ma l’ultimo rappresentante del sogno liberal americano di cambiare un paese, di farlo uscire anticipatamente dalla spirale del Vietnam e di chiudere la triste pagina della discriminazione nei confronti dei neri, di attuare in sostanza l’idealismo pragmatico kennedyano.
Emilio Estevez, dopo una discreta carriera di attore e regista, gira il film della sua vita, BOBBY ovvero le ore antecedenti l’attentato al fratello di John F. Kennedy. Ambientando il film all’interno dell’albergo, ben 22 personaggi intrecciano le loro piccole e grandi storie nell’attesa del discorso del senatore Kennedy. Tra le varie umanità raccontate ricordiamo: le schermaglie tra il capocuoco nero e l’inserviente messicano, il manager dell’hotel che licenzia il capo del personale e la vendetta di quest’ultimo, una giovane coppia alla vigilia del matrimonio, due ragazzini che provano l’LSD, la cantante alcolizzata che si trasforma al momento della presentazione della serata, la parrucchiera tradita e tanti altri. Il figlio di Martin Estevez in arte Sheen costruisce un affresco corale chiaramente ispirato al miglior cinema di Robert Altman, NASHVILLE e AMERICA OGGI, descrive le delusioni e le speranze dell’America di quarant’anni fa in piccoli bozzetti di vita quotidiana. Alle buone intenzioni del regista non corrispondono i risultati, infatti il film non suscita emozioni, non tutte le vicende narrate sono interessanti, alcune fanno sbadigliare, altre sono fiacche e così alla fine si salva la convincente ricostruzione dell’attentato ma non il finale troppo retorico e scontato. Alcuni attori sembrano capitati lì per caso come un qualsiasi cliente alla reception, altri invece sono davvero bravissimi come Lawrence Fishburne e le redivive Sharon Stone e Demi Moore.
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