Regia di Emilio Estevez vedi scheda film
questo momento in cui la convention democrat con i vari Obama,Clinton e Ted Kennedy sta affollando le prime pagine di tutti i giornali e di tutti i programmi politici ho avuto la ventura,puramente casuale,di vedere questo film di Emilio Estevez incentrato sulel ultime 24 di vita di Bobby Kennedy ucciso appena dopo l'investitura ufficiale alle primarie per concorrere alla Casa Bianca nel giugno del 1968.E ,se possibile,questa coincidenza mi ha fatto riflettere ancora di piu'sulla storia americana di quegli anni e di rileggerla alla luce di quello che sta accadendo oggi.E colpisce che Bobby Kennedy nei discorsi originali mostrati durante la narrazione parli di temi che oggi sono sulla lingua di tutti:parla dell'inquiinamento(diceva che ogni americano respira 400kg di rifiuti ogni anno),di guerra(allora era quella del Vietnam oggi ci sono altri conflitti ma il succo,la perdita di migliaia di giovani americani,il virgulto della nazione,è lo stesso),di uguaglianza tra bianchi e neri(e sono trascorsi 40 anni eppure è un discorso che va sempre affrontato),aiutare i meno abbienti,creare un uguaglianza sociale,invoca la scelta di cambiare.E ora capisco anche l'importanza che puo'avere un candidato come Obama che in campagna elettorale ha parlato proprio di questi temi e ha invocato a gran voce il cambiamento.passando al discorso puramente cinematografico,stando in un albergo non si puo'non pensare al Grand Hotel con la Garbo(gli argomenti erano molto diversi,la scelta di raccontare varie storie che si intersecano tra di loro la stessa)e non si puo'non pensare neanche al migliore Altman(piu'che ad America oggi penso a Nashville che come questo è un film che parla di politica e finisce con un omicidio inspiegabile).E il modello non appare cosi'irraggiungibile:Estevez struttura bene le varie storie che si sfiorano(il direttore dell'hotel con amante che lavora al centralino e moglie che lo scopre,il direttore delle cucine che cela a malapena i suoi istinti razzisti,i due giovani volontari che invece di fare campagna elettorale si fanno di LSD con conseguenze anche comiche,la coppia che si sposa per evitare che lui parta per il Vietnam,la cantante alcolizzata con marito che conta meno di un due di picche,Hopkins e Belafonte che parlano dei grandi temi nella hall dell'albergo) e il film si rivela essere un ottimo inaspettato fotogramma della realta'americana di quel giugno 68,un paese sfiduciato,senza guida apparente,fiaccato dalle divisioni interne e indebolito da un conflitto,quello del Vietnam,che sembra non avere fine.E'un quadro complesso,stratificato,ricco di sfumature che riesce a sfuggire per gran parte le trappole della retorica(che non puo'essere evitata del tutto,vedi l'ultimo discorso di Robert Kennedy sulle note dell'immortale The sounds of silence di Simon e Garfunkel),uno specchio fedele dei fermenti che cominciavano ad agitare gli States alla fine degli 60,una figura simbolo di democrazia,pace e liberta'.Stupisce la maturita'della regia di Estevez e di come riesca a controllare l'egocentrismo delle innumerevoli stars coinvolte nel progetto....
molto misurato
ho faticato per riconoscerlo sotto il trucco hippy
non male
la cantante alcolizzata ancora dannatamente seducente
sono sue alcune delle battute migliori
comincia a invecchiare
su di lei i segni del tempo sono diventati decisamente marcati
particina filosofeggiante
con Hopkins da vita a dei duetti godibilissimi...
regia di grande maturita'
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