Regia di Emilio Estevez vedi scheda film
Nel giugno del 1968, proprio nei giorni in cui in America si tenevano le primarie in vista della corsa alla Casa Bianca, il senatore degli Stati Uniti Robert F. Kennedy, fratello minore di John, fu assassinato all'Ambassador Hotel di Los Angeles. Il film di Emilio Estevez, fortissimamente voluto dal regista e attore di origini messicane, e coprodotto da Anthony Hopkins, ricostruisce in chiave di fiction quella terribile giornata. Decine di volti si incontrano nella hall e nei corridoi dell'albergo losangelino: una ragazza che sposa un compagno di scuola pur di sottrarlo alla guerra in Vietnam, una rockstar alcolizzata, una giornalista cecoslovacca in attesa di un colloquio col il senatore, due amici scacchisti, due attivisti che si fanno la prima dose di LSD della loro vita. A questi e ad altri si aggiunge tutto il formicaio umano che sta preparando la cerimonia ufficiale.
Lontanissimo dal biografismo certosino del JFK di Oliver Stone, Estevez ricostruisce quel fatidico 6 giugno 1968 come un gigantesco puzzle. Un cast stellare non gli è però sufficiente a emulare il genio di un Altman o un Inarritu, sicché i personaggi non vanno oltre il bozzettismo e il materiale narrativo sembra sfuggirgli di mano, almeno fino al quarto d'ora finale nel quale, montando riprese girate ad hoc con immagini di repertorio, il film prende miracolosamente quota con il solo commento sonoro di una dei discorsi più famosi di Bobby Kennedy.
The sound of silence, di Simon & Garfunkel, inserita nella colonna sonora, dà ancora brividi inimmaginabili.
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