Regia di Alfonso Cuarón vedi scheda film
Supportato da una fotografia e da interpreti di altissimo livello, Cuaròn dirige con personalità una storia cupa, straziante e a tratti veramente commuovente su un'umanità ormai sterile (in tutti i sensi). La colonna sonora fa il resto. Eccezionale.
La vita. La morte. L'amore. L'amicizia. La determinazione. La speranza.
Queste potrebbero sembrare parole prese a caso dal più banale manuale di filosofia spicciola, e la loro esistenza nel mondo reale potrebbe essere data per certa. Esiste la vita come esiste anche la morte, ognuno è stato almeno una volta nella vita innamorato o amico di qualcuno, e, per quanto ci provino incessantemente, nessuno mi ha mai tolto la determinazione nel fare le cose né la speranza di credere in qualcosa.
Ma che cosa succederebbe a questi semplici, umani concetti se il nostro mondo non fosse più come lo conosciamo? Cosa resterebbe della vita, cosa resterebbe dell'amore in un mondo in cui le donne sono tutte sterili e quindi ogni singolo atto d'amore, di passione va sprecato e diventa solo frustrazione, utile solo per lustrare ancora con più tenace disperazione le scarpe a quella che è a tutti gli effetti la fine del genere umano?
No, scordiamoci di Emmerich, non stiamo per estinguerci perché sulla Terra arrivano degli alienini parecchio arrabbiati: la colpa è solo nostra. Niente fantascienze, la colpa della fine dell'Uomo risiede nell'Uomo stesso, che, col suo odio, la sua sete di potere, la sua rabbia funesta ha svuotato totalmente la parola "amore" del suo concetto e, soprattutto, della sua applicazione nel mondo reale. "Amore" sembra ormai soltanto una sequenza di cinque lettere su una ingiallita pagina di un romanzo di Zola infilato in uno scaffale e magari mai letto.
E se l'uomo del Ventunesimo Secolo non ha più bisogno dell'amore e risolve sempre tutto a granate e sparatorie, perché tutto questo dovrebbe continuare? Che senso ha vivere in questo modo? Ed ecco che tutte le donne diventano sterili, e tutti gli uomini, ormai incapaci di fare figli (questi Figli degli Uomini del titolo che colpiscono proprio perché non possono esistere), invece di cooperare fra loro e guardare al futuro cercando di trovare una soluzione tutti insieme, si dividono, si tradiscono, si uccidono fra loro... e l'amore prima latente diventa addirittura inesistente, fatti salvi alcuni - pochissimi - esempi di umana pietà e di amore per la vita.
Ma i toni sono plumbei, il mondo è senza speranza e nessuno si preoccupa più dei rapporti coi suoi simili, della bellezza o dell'arte, tutto è guerra, rabbia, cupidigia... bombe, spari, terrorismo, rapimenti, bombe, uccisioni e ancora bombe... propaganda, militari, governi autoritari, nessuna libertà né soprattutto voglia di agire...
Dov'è la speranza qui? Che determinazione si può avere in un mondo così distrutto, devastato fino al midollo, corrotto non solo nel sangue, ma perfino fin dentro all'ultimo leucocita?
Distopia, vero, ma, vedendo come stanno davvero andando le cose negli ultimi anni, non così improbabile, e per questo ancora più sconvolgente.
E che determinazione può avere Theo, ex attivista ormai rassegnato a vivere una vita fosca in un universo malato in cui la notizia che commuove l'intera popolazione è la morte di un giovane sbruffone idolo delle masse perché il più giovane sulla Terra?
Ma, pur disilluso, capisce che non tutto è perduto, che c'è ancora una speranza: una donna rimane incinta. Non è una rispettabile cittadina inglese da poco entrata in società, è una profuga, una perseguitata. E, in più, questa gravidanza nasce da una violenza.
L'umanità può ripartire, può essere finalmente salvata, ma è Theo che si deve muovere, e solo lui, perché l'umanità non ha ancora imparato la lezione, e c'è chi vuole sfruttare il bambino per scopi politici, chi vuole consegnare lui e la mamma per soldi, e c'è sempre chi spara... in un mondo senza padroni e senza figli questo povero bambino è l'unica speranza che la Terra ha per una futura ripresa, e la sua sopravvivenza è costantemente messa in pericolo... uno sparo sul piccolo e BUM, ciao futuro!
E Cuaròn insiste con lunghi piani sequenza studiati benissimo (quello in macchina con l'assassinio di Julianne Moore e quello finale, da brividi), segue con attenzione Clive Owen per tutta la durata del film, similmente a come fece Polanski con Adrien Brody nel Pianista. Qui il regista messicano dà un taglio alla storia totalmente realistico, e segue il suo protagonista con tanta, tanta macchina a mano, che nel piano sequenza finale si becca anche del sangue addosso.
Cuaròn schiaccia lo spettatore e la trasporta emotivamente in una storia toccante e spietata, non si tira indietro nelle scene di sangue e commuove in più punti... specialmente in fondo, con tutti i militari e i ribelli che smettono di spararsi per far passare Clive Owen col bambino e la sua mamma, salvo poi riprendere subito ad ammazzarsi: siamo sicuri che l'umanità sia pronta a tornare umana? La barca "Tomorrow" a fine film sembra dirci di sì, ma quanto realmente possiamo fidarci di un insieme di individui che, invece di operare collettivamente per salvare una piccola vita, si sparano fra loro per sgarbi e corbellerie da bambini delle elementari?
La verità è che in questo film (quasi) tutti gli adulti sono dei bambini capricciosi; in mancanza di figli da accudire hanno preso il loro posto...
Ottimamente fotografato dal fido Lubezki, "I Figli degli Uomini" è un film eccezionale, toccante ed estremamente inquietante che trova in Clive Owen il protagonista perfetto per una storia molto sentita, che mescola la fantascienza distopica alla "1984" con il road movie, il film di guerra (perché no?) con l'horror, visto il grado di atrocità di alcune sequenze mostrate nel film.
Per me rasenta il capolavoro... e poi come ci si può non commuovere sentendo il grande Franco Battiato che canta gli Stones? Una scena veramente straziante quella in cui Michael Caine aspetta con la moglie catatonica i terroristi che verranno a ucciderlo, e la voce rassicurante e leggermente commossa del geniale compositore siciliano non fa che aumentare il mio amore per questo film...
Eccola una parola che ci salverà tutti: AMORE.
E scusatemi, non posso non chiudere la recensione con queste splendide parole:
E il mio maestro mi insegnò com'è difficile
Trovare l'alba dentro l'imbrunire.
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