Regia di Alfonso Cuarón vedi scheda film
Le sorti di un umanità in rivolta e condannata all’estinzione dalla sua sterilità dipendono dalla sopravvivenza del bambino che una donna sta per dare alla luce; affinchè questo si possa realizzare è necessario che un uomo ritrovi se stesso abbandonando i fantasmi di un passato doloroso. Questo è l’assunto iniziale di una storia che guarda al futuro per farci vedere come siamo diventati; la città plumbea e putrescente sembra replicare nelle architetture anonime e le atmosfere apocalittiche quelle devastate dagli ultimi conflitti; dietro i rimedi violenti ed inutili dello stato fascista che nel film cerca di contenere l’anarchia dilagante si leggono la schizofrenia delle istituzioni contro il malessere dilagante. Cuaron è bravo nel mantenere la storia in equilibrio tra le vicende private dei protagonisti e quelle del mondo che li circonda riuscendo soprattutto nella seconda parte a catapultare lo spettatore al centro dell’azione con uno stile visivo degno di un combact film. In tutto questo risulta fondamentale l’apporto del reparto tecnico per il lavoro scenografico e soprattutto la fotografia day after di Emmanuel Luzbeki(The New World, Sleepy Hollow) punto di riferimento di quella generazione di cinematographer( autori essi stessi oltre che direttori della fotografia) sudamericani( Rodrigo Prieto, Affonso Beato) che si sta imponendo all’attenzione generale.Qui sorprende la capacità di adeguarsi ai limiti visivi imposti dalla concretezza del paesaggio, limitando campi lunghi e panoramiche, mantenendo inalterata nello spettatore la percezione di un mondo che vive oltre lo spazio filmico. Infine una citazione per Owen che presta la sua faccia sgualcita ed il carisma recentemente acquisito ad un operazione che certamente non esalta la sua fisicità ma certamente le sue doti recitative.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta