Regia di Emanuele Crialese vedi scheda film
Una mezza delusione. Un film disomogeneo, scombinato, volutamente spiazzante. Crialese cerca l'alchimia fra realismo storico e dimensione mitica/visionaria, ma sbaglia il dosaggio degli ingredienti. E così il film non ha una vera e propria cifra stilistica, non ha un'autentica potenza espressiva: non ha personalità. Può sembrare un paradosso, visto che l'opera in questione non assomiglia a nessun altra che abbia affrontato i temi del Mezzogiorno e dell'emigrazione verso l'America. Ma non basta qualche invenzione sporadica e mal integrata col tessuto poetico (le ingenue fantasie a base di carote giganti ed oceani di latte), nè salti improssivi nel grottesco o nel bizzaro a rendere originale un film. Manca coesione, alcuni snodi del copione rimangono opachi (tra cui il finale: ed è inspiegabile come, in un film per lo più sottotitolato, Crialese abbia scelto di togliere i sottotitoli proprio nella sequenza che avrebbe potuto offrire una chiave di lettura!). Un film scentrato, ondivago, spesso noioso, in cui ogni tanto Crialese cerca di risollevare l'attenzione con virtuosismi gratuiti, come il ralenty in cui lo sguardo dell'anziana madre sta per incrociare quello della passeggera inglese. Insomma, alle prese con un possibile salto di qualità, il regista (pur regalandoci qualche sguardo espressivo, come la parata di superstizioni nella parte iniziale o la nave che salpa "solcando la folla" che compone l'inquadratura o la Ragonese che inveisce contro il futuro marito perchè è troppo basso!) fallisce clamorosamente: forse è bene che, almeno per il momento, si affidi a vicende più "minimaliste", anticonformiste sin dal testo (il personaggio libertario della Golino in "Respiro"), anzichè tentare la rischiosissima via al surrealismo partendo da tematiche storico-drammatiche.
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