Regia di Emanuele Crialese vedi scheda film
Il terzo lungometraggio di Crialese deve dimostrare se le buone capacità riscontrate nei precedenti Once we were strangers e Respiro fossero occasionali o effettivi, concreti meriti del regista: la seconda ipotesi è quella che prevale (tanto da far guadagnare al film, fra gli altri premi, un Leone d'argento come rivelazione, a Venezia, e 3 David di Donatello - scenografia, costumi, effetti speciali visivi). C'è poco da discutere sul talento di Crialese, che si diverte qua e là ad incantare con una padronanza della macchina da presa a dir poco sorprendente (la sequenza dell'imbarco, o quelle nel latte), anche se tali divagazioni, gradevoli ma logicamente sofisticate, costano alla narrazione qualche intoppo dispersivo. Italiano cresciuto negli Stati Uniti, il regista ha un'urgenza perfettamente avvertibile nel volerci raccontare la parabola dei nostri conterranei emigrati oltreoceano all'inizio del ventesimo secolo, riallacciandosi peraltro al discorso intrapreso nei primi due capitoli della sua filmografia, sia per quanto riguarda il sogno di un futuro migliore in America (Once we were strangers) che per l'idea di una vita alternativa, al di fuori - o meglio: lontano, poichè lo spazio è elemento predominante nel cinema di Crialese - dagli schemi e quindi migliore (Respiro). Senza dimenticare le tematiche sottese della famiglia e della Sicilia; buona parte di Nuovomondo è - giustamente, ma che fatica il continuo ricorso ai sottotitoli! - recitato in siculo stretto e non mancano caratterizzazioni forti di personaggi isolani (la vecchia madre, il figlio muto); sceneggiatura dello stesso regista e lavoro importante della fotografia di Agnés Godard. 6,5/10.
Sicilia, inizio '900. I Mancuso vendono le loro poche proprietà e si imbarcano per gli Usa; durante il viaggio Salvatore conosce l'inglese Lucy e se ne innamora. Per rimanere nel 'nuovo mondo', però, severe leggi e dure prove li attendono.
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