Regia di Emanuele Crialese vedi scheda film
Clamoroso spaccato neorealista sulle vicende di una famiglia, ma meno intimamente di una comunità, che dalla Sicilia sbarca nel nuovo continente all’inizio del XX secolo. Il film ha un taglio di tipo documentaristico, con installazioni surreali ed oniriche, come il meraviglioso finale in cui tutti i protagonisti, superstiti, nuotano idealmente in un fiume di latte.
Emanuele Crialese scrive e dirige con grande maturità un film intenso e viscerale che da un lato guarda la modernità, riportando alla mente ciò che attendeva gli italiani una volta aldilà dell’Oceano, da un altro lato intende rievocare il passato e le radici rurali di una società, quella italiana, che ha origini semplici ma complesse, basate su concetti come famiglia, devozione, “travagghio” e anche superstizione… Ottime alcune scelte registiche, come quella in cui si descrive il distacco dalla madreterra attraverso una immagine fissa sulla folla, che con il passare dei secondi si divide tra partenti e non partenti, tra chi decide di provare e chi invece non ne ha il coraggio. Altra scena clou è rappresentata dal sottofinale, in cui, per la prima volta durante il film, il dialetto siciliano non è sottotitolato: un po’ perché ormai lo spettatore riesce a capire l’idioma degli attori, un altro po’ perché risulta più importante l’espressione dei protagonisti che le loro parole.
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