Regia di Emanuele Crialese vedi scheda film
Venezia non è lontana, non per la sua posizione geografica, quanto per l’ultima Mostra del Cinema, conclusasi qualche settimana fa.
Non sono neanche così già passati i ricordi legati ai premi e ai leoni d’oro, d’argento, e quelli dell’ultimo momento, fatti ruggire ad hoc, in occasione di un film come Nuovomondo del regista romano, ma di origine siciliana, Emanuele Crialese.
Nonostante il suo film sia magnificamente girato ed interpretato, per fortuna, a nessun nostro avo, che ha vissuto sulla propria pelle l’emigrazione nel Nuovo Mondo, potrà cambiare l’idea di ciò che fu quel percorso disumano e all’arrembaggio della fortuna. La terra lontanissima e misteriosa, l’infinità del mare, gli stenti e i dolori sono la storia. Ben altra cosa il film di Crialese, che per questo motivo ha diviso la critica, ma soprattutto il pubblico, specie quello degli anziani e degli adulti, direttamente protagonisti della storia, non assolutamente rosea, come quella raccontata nel film del bravissimo regista.
Infatti, Nuovomondo è un gran bel pezzo di cinema italiano, ma non ha e non gli si deve dare alcuna valenza storica, specie in quanto a veridicità. Dopo il bellissimo Respiro, e l’averci fatto ‘assolare’ nella Lampedusa inondata di sole, ci sarebbe aspettati un incupimento non solo dei cieli (non basta la Sicilia senza sole nella prima parte del film), ma di quella parte di mondo da cui nessuno, tanto meno gli italiani, sono stati trattati così bene. Tutto sta nel senso della storia, quella vera e non accomodante, come in questo caso, che farà dire agli americani “il film di Crialese è un capolavoro”. Infatti, Nuovomondo è ‘politicamericanicamente’ corretto: è un mondo che desta stupore per la novità e la meraviglia del tuffo senza rete nell’ignoto, in cui ciò che conta è il senso più profondo della famiglia, come vincolo indissolubile. Non è e non può essere, come qualcuno afferma e ha scritto, “un film che ci ricorda l’emigrazione italiana”. Per questo si vadano a leggere i tanti libri di storia, soprattutto quelli seri che non romanzano, ma raccontano, non giudicano, ma fanno venire le lacrime agli occhi per il racconto della medesima situazione che accomuna le centinaia di immigrati che oggi arrivano sulle nostre coste e noi italiani di allora. Altro che…
A differenza Nuovomondo è solo “un naufrar m’è dolce in questo mare di latte”, a dispetto di chi in quegli anni è arrivato ad Ellis Island, a due passi da quella Statua della Libertà, e non è mai stato illuminato da quella fiaccola e da quella libertà che restano sempre e solo di granito.
Giancarlo Visitilli
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